THE COURT: LA MIXOLOGY MADE IN TUSCANY VA IN SCENA NELLA CAPITALE

Guest night riservata a dodici cocktail bar provenienti dalla Toscana: Jeffer, No.20, Manifattura, Lab Cocktail Bar, Alphonse, Black Silk, Libertine, Eleven Cafè Pisa, Magellano, Tabasco N°6, Ethan’s American Bar e Sketch Cocktail Bar

The Court, il celebre e prestigioso cocktail club della Capitale, diretto dal grande Matteo Zed ha ospitato una guest night riservata a dodici cocktail bar provenienti dalla Toscana. Jeffer, No.20, Manifattura, Lab Cocktails Bar, Alphonse, Black Silk, Libertine, Eleven Cafè Pisa, Magellano, Tabasco N°6, Ethan’s American Bar e Sketch Cocktail Bar, questi gli ambasciatori della mixology made in Tuscany che hanno proposto alcuni tra i loro signature più interessanti.

Questa serata che ha visto protagonista in tutte le miscelazioni Ginarte, il premium dry gin distribuito da Pallini, è stata anche l’occasione per conversare con alcuni dei professionisti del settore sulle ultime tendenze in atto.


Contento dell’esito dell’evento Matteo Zed: “Una serata contrassegnata dalla grande soddisfazione di essere riusciti a portare a Roma ben dodici realtà d’eccellenza provenienti dalla Toscana. Tutt’altro che scontato. L’esperienza vissuta al The Court, è davvero significativa ed è stata caratterizzata per la ricchezza di spunti, utili a tutti gli operatori presenti. Inoltre l’alto gradimento riscosso dalla nostra clientela certifica della bontà dell’evento. La provincia è piena di tanti tesori nascosti, ma vive nell’ombra, non è facile scoprirli. Con questa operazione abbiamo voluto portare alle luci della ribalta il mondo della mixology toscana. Piccole realtà non inferiori a nessuno. Sicuramente questo evento è prodromico ad altre esperienze future".

Soddisfazione espressa anche da Giulio Nieri, bar manager di Tabasco n.6 ristorante e cocktail bar di Calcinaia (Pisa):Un’iniziativa che prende spunto dalla voglia di poter proporre qualità ma soprattutto dal volerci unire insieme per confrontarci e crescere mettendo in rete e sviluppando sinergia tra le realtà più interessanti della regione Toscana. Riguardo i trend della mixology direi che stiamo andando verso il moderno, l’ecosostenibilità, il zero waste, in sintesi cocktail più puliti e freschi. Anche i drink che abbiamo presentato a The Court seguono queste idee. Utilizziamo gli ingredienti a 360°, prendo ad esempio il pomodoro che nel drink “Pomodorino” viene proposto in tutti i suoi aspetti. Il gin resterà a lungo protagonista delle nostre scene,  è un distillato storico che sarà difficile far scendere dal podio a l’agave è in crescita. È bello però conoscere e lavorare con tanti prodotti, ognuno ha le sue storie intriganti, in particolare il Messico che racconta favole. La nostra clientela con il passare degli  anni si è focalizzata più sui signature che sui classici. Quindi stiamo spingendo anche il pairing con i piatti nella direzione mixology, ma c’è ancora molta strada da fare. Più che altro il pairing si fa molto bene con tapas, finger food e l’aperitivo prolungato. In merito agli amari, funzionano in bevuta liscia supportati da bottiglie di piccole aziende che donano però grandi soddisfazioni. Sull’amaro in miscelazione dobbiamo lavorare. Non è un trend ma ha grandi potenzialità”.


Christian Forcieri bar manager del Libertine di Montecatini Terme evidenzia come “sia arrivato il momento di proporre un drink alla portata di tutti, è necessario  uscire dagli schemi e iniziare a lavorare con le persone vere, non con gli esperti del settore. Nel nostro locale cerchiamo di offrire sempre un’interpretazione personale dei classici, lavorando con i signature. Il bartending si sta muovendo più sul semplice e sul divertirsi, il cocktail bar deve essere il luogo dove godersi una pausa Certo che il buon cocktail serve, ma non qualcosa di troppo complesso. Il gin la fa ancora da padrone ma anche il mondo dell’agave sta andando tantissimo, specie nell’ultimo anno. Io credo che tequila e mezcal in futuro potranno prendere il sopravvento”.

Per Federico Benedetti, bar manager del Lab Cocktails Bar di Pietrasanta (Lucca): le guest sono un’occasione per imparare e capire come un bar diverso dal tuo si pone verso la clientela. Un momento proficuo per apprendere skills e portarle a casa. Specie quando si va in realtà di gran livello come il The Court. Da noi il mondo Tequila e Agave si sta evolvendo mentre il mondo del Gin si sta attenuando, un segnale che forse la gente ha voglia di cambiare. Il Gin si sta spostando più nelle piccole produzioni. L’enfasi in questo comparto si sta spegnendo anche perché ormai c’è un surplus di etichette. Ma solo nel gin abbiamo richieste specifiche, ad esempio un determinato brand piuttosto che un altro. Difficile che qualcuno mi domandi un particolare whisky. Riguardo il rum invece ne vendiamo ancora molto poco, qualcosa nel daiquiri dove cerchiamo di proporre un po’ di agricole. Stiamo notando anche l’aumento di un piccolo mercato destinato agli analcolici che hanno il loro pubblico. Infine riguardo il momento dell’aperitivo stiamo notando da tempo il calo del gradimento del vino, fermo o bolla, ma soprattutto dello spritz, fenomeno esploso anni addietro”. 


Chiude il cerchio Giacomo Papi dell’Alphonse Club di Livorno:L’esperienza di ieri sera è davvero meritoria. È riuscita ad unire tante realtà che si conoscevano fra di loro, ma mai legate con tale sinergia. Una kermesse davvero entusiasmante. Noi tendiamo per la nostra filosofia al low alcohol, perché per noi lo spirito è un vettore di sapore. Per noi i cocktail ad alta gradazione riguardano i classici, Manhattan , Old Fashioned, Martini, mentre sui signature andiamo su una scelta alcolica più bassa per esaltare la materia prima. A Livorno il gin va molto forte anche se sta crescendo l’interesse per il mondo dell’agave. Per me il primo comparto si focalizzerà sulle realtà locali, facendo un distinguo sulla qualità. Non bisogna farsi attanagliare solo dal marketing, sta a noi professionisti scegliere le etichette di livello, c’è bisogno della selezione. Il mondo del rhum è veramente interessante. Un universo enorme, più difficile però, perché pecca di un disciplinare. Bisogna lavorare sempre sulle esigenze dell’ospite, è compito del bartender o del personale di sala saperle intercettare. Il rum è davvero interessante, sono certo che avrà una espansione, legato anche al fatto che è un comparto dove il terroir ha una grande influenza”. 
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Sabino Cirulli

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