LA STRADA DEI VIGNETI ALPINI DA DONNAS A MORGEX LA SALLE

Un turismo sostenibile, innovativo, capace di valorizzare anche le stagioni meno frequentate, offrendo uno spazio turistico tematico dei territori, dal punto di vista enologico, gastronomico, geografico, storico e culturale.  È questo l’obiettivo del “Vi.A. – Route des vignobles alpins” (ALCOTRA), progetto frutto di cooperazione territoriale transfrontaliera che riunisce in un ambito la Valle d’Aosta, aree del Piemonte e della Savoia, raggiunto attraverso la promozione del mondo del vino quale veicolo della cultura del territorio.

La Valle d’Aosta, la più piccola delle regioni italiane, è anche una delle regioni più affascinanti per quanto riguarda lo scenario vitivinicolo. Non sono in molti a saperlo, ma questa meravigliosa regione è quella con più vitigni autoctoni se si considera la piccola estensione del territorio.
Polo centrale del progetto in Valle è la Grandze del Castello di Aymavilles, dove grazie ad opportuni allestimenti di un’area espositiva ed informativa, una sala degustazione ed alla realizzazione di due aree parcheggio, si è creato un vero polo enologico.

Nel progetto sono coinvolti anche i comuni di Morgex e Donnas, dove, ai due estremi della Valle, sono stati realizzati dei vigneti dimostrativi di alto valore storico, accessibili ai visitatori, con in evidenza le diverse tipologie di allevamento che hanno permesso nei secoli lo sviluppo della viticoltura in un territorio difficile per morfologia e caratteristiche climatiche.


Il nostro viaggio, da sud a nord, inizia dalla zona “Donnas”, che oltre all’omonimo comune annovera i comuni di Pont-Saint-Martin, Perloz e Bard.

A Donnas, il primo sito interessato dal progetto si trova in un’area individuata come di specifico interesse archeologico. La superficie destinata alla coltura è di circa 900 mq ed è situata all’inizio della “Strada dei vigneti” in località Rondevaccaz, già citata dal Gatta nel 1838 nel “Saggio sulle viti e sui vini della Valle d’Aosta”, come una delle zone qualitativamente migliori per la coltivazione della vite nel circondario di Donnas. Il vigneto dimostrativo è alla base dell’area viticola, dove alcuni appezzamenti sono dotati d’impianto di monorotaia che agevola alcune lavorazioni e il trasporto dei materiali ai viticoltori perlopiù anziani. Anche i turisti, gli escursionisti del Cammino Balteo, gli appassionati alla natura e i pellegrini che già transitano sulla Via Francigena possono ora fruire di un “museo a cielo aperto”, come auspicato dalla “Carta di Fontevraud” a tutela dei paesaggi viticoli.

A Donnas si coltiva da sempre il Nebbiolo, vitigno per grandi rossi da invecchiamento e di cui si hanno notizie a partire dal 1200.  Accanto al Nebbiolo, si coltivano i vitigni da uve rosse di Freisa e Neyret, anche questi con caratteristiche diverse dagli omonimi piemontesi, e gli autoctoni Vien de Nus e Fumin. Per i bianchi, sicuramente già nel 1800, si coltivava l’Erbaluce e poi in tempi più recenti, si è introdotto il Pinot Gris.

Proseguendo verso nord troviamo il celebre Blanc de Morgex e La Salle, sottozona della denominazione di origine Valle d’Aosta. Morgex fa parte della più ampia Valdigne, il cui nome deriva dal celtico Vaoudagne, cioè foresta di pini. Alcuni documenti notarili dell’XI secolo la indicano come Vallis-Digna, cioè la più considerevole delle piccole valli che occupano il ducato di Aosta.
Per quello che riguarda la viticoltura, Morgex deve il suo sviluppo alla lungimiranza di Don Bougeat, parroco di Morgex fino al 1971, che seppe valorizzare il vitigno Prié Blanc da cui nasce il Blanc de Morgex et de La Salle. La zona di coltivazione è nei comuni di Morgex e La Salle con vigneti che raggiungono i 1200 metri di altitudine. Il Blanc de Morgex et de La Salle è prodotto utilizzando esclusivamente il vitigno Prié Blanc biotipo Blanc de Morgex, di cui non si conosce con esattezza l’origine, ma è considerato vitigno autoctono della Valle d’Aosta.

A Morgex il vigneto denominato “La Piagne” rappresenta la sola testimonianza nella Valdigne di un “clos”, cioè un vigneto circondato da muri, tipico della tradizione borgognona. L'imponenza dei muri di sostegno e la presenza di una cantina scavata nella montagna (barmet) fanno di questo appezzamento un gioiello paesaggistico unico nel panorama viticolo alpino, visitabile con una breve passeggiata.

Foto: Castello di Aymavilles di Giovanni Latorella

 

Claudio Zeni

Claudio Zeni, laureato in Letterature e Lingue straniere è nel mondo del giornalismo dall’età di 18 anni. Appassionato di sport, enogastronomia e turismo collabora con media locali, nazionali ed internazionali di settore. Tra i principali riconoscimenti giornalistici assegnatigli si ricorda il premio nazionale Gennaro Paone consegnatogli a Roma dal direttore generale dell’Enit, il I.o premio giornalistico nazionale ‘Strada del Vino del Recioto e di Gambellara’, il I.o premio ‘Primavera del prosecco’, 'Amici della Chianina', 'Premio Tarlati', 'Scandiano', 'Sant'Angelo in Vado, 'Apicio', 'La bisaccia del tartufaio', 'Burson'. Per quattro anni ha seguito l’Hong Kong Food Festival e per due ha coordinato la manifestazione nazionale Top of Golf finalizzata alla proclamazione del miglior ristorante della ‘Wine Tour Cup’ dell'Associazione 'Città del Vino'. Coordinatore della giuria e dei cuochi del concorso culinario ‘Tartufo d’oro’ di Gubbio’. Unitamente al Presidente dei Cuochi di Arezzo organizza il concorso 'Penne bruciate', giornalisti ai fornelli dove a vincere è il 'piatto peggiore'. Autore con Leone Cungi del libro ‘Sport e società a Monte San Savino (Un secolo di storia sportiva e tradizioni sul borgo toscano).

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