LA LETTERATURA SICILIANA PROTAGONISTA DEL NUOVO MENU DEL RISTORANTE IL MORO DI MONZA
Ogni piatto accompagnato da una citazione letteraria
Un irresitibile binomio tra letteratura e gastronomia. Il ristorante Il Moro di Monza lancia il suo nuovo menu “Viaggio D’Autore in Sicilia”, un viaggio gastro-letterario, progettato dai Fratelli Butticè. In carta una vasta selezione di piatti che incorporano ingredienti freschi e di stagione, accompagnando ognuno di essi con una citazione letteraria: da Verga, “I malavoglia” a “I Galletti del Bottaio di Luigi Pirandello”, passando per “La Sirena” di Giuseppe Tomasi, “ Il ladro di merendine” di Camilleri.
La Sicilia è una terra nota per la sua bellezza, per la sua storia, per il suo mare, ma è anche la patria di alcuni tra i più celebri artisti che hanno fatto la storia della letteratura italiana. Proprio a loro e alle loro opere i fratelli Butticé, da anni alla guida del Ristorante il Moro, dedicano il loro nuovo menu “Viaggio d’autore in Sicilia”, un percorso gustativo stagionale che si snoda e si dipana partendo proprio dall’analisi critica e attenta di alcuni dei testi più famosi dei letterati Siciliani di diverse epoche permettendo di essere trasportati in un multiverso di cultura e sapori siciliani.
Da Verga con i suoi Malavoglia, passando per Luigi Pirandello con le sue novelle e Tomasi di Lampedusa, fino ad arrivare al più contemporaneo Camilleri e al caso di Montalbano. Le portate raccontano le loro storie attraverso il cibo che, da sempre, per i fratelli Butticé non può che essere “ materia trasversale”.
“La cucina è prima di tutto il modo di essere e dopo diventa il modo di fare, è quell’artefatto culturale, storico ed economico che permette di viaggiare nel tempo e nello spazio. L’arte del cucinare, così come il cibo, è trasversale ed universale, nessuna persona ignora il mondo della cucina, perché esso supera ogni stratificazione sociale in quanto artefatto e come cibo invece subisce condizionamenti significativi dallo stato sociale, economico, politico, religioso e culturale” dichiarano Salvatore e Vincenzo Butticé.
Tra le specialità del nuovo menu, gli ospiti potranno gustare “La sicilitudine nel gambero di Sicilia”, un piatto a base di gambero rosso di Sicilia e caponata, al quale sarà abbinato un vino millesimato siciliano chardonnay in purezza (Almerita Brut Tasca D’Almerita) selezionato dalla sommelier Antonella Butticè.
Gli amanti della carne bianca potranno invece provare “Il pollo ruspante, la patata montata e il peperone e la mandorla”; il pollo ruspante allevato allo stato semi brado sarà abbinato ad un vino con profumi di frutti rossi e rimandi di note erbacee con una leggera balsamicità (Diciassettesalme – Cottanera)
Naturalmente non mancherà nel menu "sua maestà” il tonno con “Dal tonno al tonno”, per cui gli chef hanno voluto lavorare una ventresca di tonno rosso Sicilia, con note umamiche e dolci.
Ma la proposta non si ferma qui. "Abbiamo lavorato a lungo per creare un menù che rappresenti appieno la stagione e la Sicilia, che soddisfi i gusti dei nostri ospiti", ha dichiarato Vincenzo Butticè. “Come contorno, oltre agli aspetti culinari, abbiamo voluto dare un ulteriore approfondimento culturale e letterario che portasse il nostro ospite ancora più nella radici della Sicilia, per sentirne i sapori, i profumi e anche le parole.”
Nel menu, per ciascun piatto, quindi, lo stralcio dell’opera che ha ispirato la sua creazione e che ne riassume l’essenza ultima.
Il Menu
Viaggio D’Autore in Sicilia
Dedica a Pirandello “ In corpore Vili”
La sicilitudine nel gambero di Sicilia
Vai via da qua! - dice Cosimino alla serva. Poi parla con il pescivendolo: - Non ascoltatela! Non deve comprare queste cose! - La Sgriscia mette le mani sui fianchi, arrabbiata, ma Cosimino non le dà il tempo di rispondere; le dà uno spinta e ricomincia: - Vai via da qua! - ripete. . Il pescivendolo difende la donna, che inizia a gridare: intanto arrivano persone da tutto il mercato a guardare cosa succede. Cosimino urla, furibondo: - No, no! Gamberi no! Don Ravanà non può e non deve mangiare gamberi! Tu- dice alla Sgriscia- lo tenti come il demonio e gli rovini lo stomaco!
Dedica a Verga: “ I malavoglia”
Dal tonno al tonno
“ Invece compare Tino, seduto come un presidente, sugli scalini della chiesa, sputava sentenze: — Sentite a me; prima della rivoluzione era tutt’altra cosa. Adesso i pesci sono maliziati, ve lo dico io!
— No; le acciughe sentono il grecale ventiquattr’ore prima di arrivare, riprendeva padron ’Ntoni; — è sempre stato così; l’acciuga è un pesce che ha più giudizio del tonno. Ora di là del Capo dei Mulini, li scopano dal mare tutti in una volta, colle reti fitte”
Sempre su Pirandello.. “ Concorso per Referendario al Consiglio di Stato”
Il risotto e le sarde
“Lagumina ..perdeva la fiducia, ma non l’appetito! Mangiava come se digiunasse da giorni! Mandava giù un piattone di risotto senza accorgersene, continuando a parlare del concorso. Mentre parlava non si accorgeva di aver ripulito il piatto e con la forchetta continuava a cercare altro risotto. Quando si accorge che ha il piatto vuoto, guarda gli altri commensali, poi guarda il cameriere e dice: - Mi è sembrato buono, se non sbaglio. Vogliamo fare un bis? Portamene un altro. Eh, l’aria di montagna!..”
La Sirena G. Tomasi di Lampedusa
Dedica ai ricci di mare
“[…] sono la più bella cosa che avete laggiù, quelle cartilagini sanguigne, quei simulacri di organi femminili, profumati di sale e di alghe. Che tifo e tifo! Saranno pericolosi come tutti i doni del mare che dà la morte insieme all’immortalità. A Siracusa li ho perennemente richiesti a Paolo Orsi. Che sapore, che aspetto divino! Il più bel ricordo dei miei ultimi cinquanta anni!..”
Il Ladro di Merendine A. Camilleri
La triglia fritta, manzo e zarchiceddi
“..il commissario, nonostante la fidanzata Livia sia appena arrivata dall’aeroporto, fa una tappa al ristorante di Calogero per gustare un succulento piatto di triglie fritte, giustificando poi il suo ritardo e l’inconfondibile odore di fritto che trasuda dai suoi abiti, con la scusa d’aver dovuto interrogare il gestore d’una friggitoria “
I Galletti del Bottaio Luigi Pirandello
Il pollo ruspante, la patata montata e u cavulu trunzu
“ L’uomo infatti, seduto nella cucinetta, mentre osserva con ammirazione “la moglie più vispa del solito, accesa in volto dal calore del fuoco sotto la pentola, stretta la vitina da una veste nuova, a fiorami…”, pensa: “ha ben ragione, la poverina! È così dolce star soli insieme, nell’intimità, senza visi estranei a tavola, che ti tengan sospeso, non abbia tu bene soddisfatti i loro gusti...”. “Nonostante i buoni propositi, non riesce a tenere fede alla promessa e invita un ospite. La moglie offesa, inventa uno stratagemma per allontanare prima l’ospite inatteso e sgradito, poi il marito. Rimasta sola si spolpa comodamente i due saporitissimi galletti, cucinati con tanta cura.”..
Pre dessert
Dessert
Il Gattopardo Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Biancomangiare
“nella scena del celebre Gran ballo in cui Don Fabrizio si siede al tavolo per gustarlo…
“.."Mentre degustava la raffinata mescolanza di bianco mangiare, pistacchio e cannella racchiusa nei dolci che aveva scelti, Don Fabrizio conversava con Pallavicino e si accorgeva che questi, al di là delle frasi zuccherose riservate forse alle signore, era tutt’altro che imbecille."
Sabino Cirulli
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