FOLLADOR PROSECCO DAL 1769 CELEBRA 255 ANNI DI STORIA
Terra, famiglia, convivialità: secondo questi valori profondamente radicati, nove generazioni hanno condiviso un legame autentico per il mondo del Prosecco, fino a comporre con umiltà una storia lunga oltre due secoli e un prodotto d’eccellenza conosciuto in tutto il mondo.
Quest’anno la famiglia Follador stappa una bottiglia alla ricorrenza del 255° anniversario della sua tradizione enologica, da quando nel 1769 il Doge Alvise IV della casata patrizia dei Mocenigo, riconobbe e attestò la superiorità dei vini prodotti dall’antenato Giovanni Follador, che in quell’epoca lontana destinò a vigneto tutte le proprie terre.
Nel corso del tempo, la passione per l’eccellenza e l’intraprendenza proiettata all’innovazione hanno guidato la famiglia alla realizzazione di obiettivi ambiziosi. Una pagina importante di questa storia è stata scritta da uno dei discendenti, Gianfranco Follador, tra i primi Spumantisti del Valdobbiadene e ideatore dell’esclusivo Metodo Gianfranco Follador®.
Questa speciale tecnica di vinificazione prevede specifici passaggi nella fase iniziale e l’impiego di attrezzature adatte alla crio-macerazione, per estrapolare le molteplici proprietà delle bucce e donare struttura e personalità ad ogni etichetta. Una visione che ha portato l’azienda a competere con i migliori vini italiani e internazionali, fino al raggiungimento del titolo di “Miglior Prosecco” al The Champagne & Sparkling Wine World Championships 2020, il più prestigioso concorso dedicato ai raffinati champagne e spumanti provenienti dai cinque continenti.
Tale riconoscimento ha acceso un faro sulla maestria e il saper fare di una discendenza cresciuta fra le vigne, custode di tradizioni antiche e rituali intramontabili, tipici di un Territorio circoscritto: il Conegliano Valdobbiadene.
“Fin da bambini, abbiamo vissuto ogni anno da vicino tutti i riti annuali legati alla viticoltura: il germogliamento, la fioritura, la maturazione degli acini e finalmente la vendemmia, il momento di massimo lavoro e di massima festa - racconta Cristina Follador, direttore vendite e marketing dell’azienda - il vino è nel nostro DNA e con questa lunga tradizione di vignaioli alle spalle abbiamo tutti scelto con grande naturalezza il nostro percorso.”
Terra d’incanto, tra le Dolomiti e Venezia, le colline di Col San Martino, a Valdobbiadene, sono riconosciute Patrimonio dell’Umanità e godono di una cultura che le rispetta e valorizza con massimo impegno. I filari ricamati con precisione hanno dato vita a un paesaggio culturale unico nel suo genere, in cui sorgono borghi storici di grande suggestione e panorami emozionanti, come quello dominato dalle Torri di Credazzo, sotto le quali si estende una parte dei vigneti di proprietà della famiglia Follador.
Oggi, la nona generazione composta dai fratelli Michele, Cristina, Francesca ed Emanuela raccoglie il testimone di questo patrimonio storico, proiettando il nome Follador a consolidare la sua immagine tra i principali interpreti e ambasciatori nel mondo del Prosecco D.O.C.G.
Claudio Zeni
Claudio Zeni, laureato in Letterature e Lingue straniere è nel mondo del giornalismo dall’età di 18 anni. Appassionato di sport, enogastronomia e turismo collabora con media locali, nazionali ed internazionali di settore. Tra i principali riconoscimenti giornalistici assegnatigli si ricorda il premio nazionale Gennaro Paone consegnatogli a Roma dal direttore generale dell’Enit, il I.o premio giornalistico nazionale ‘Strada del Vino del Recioto e di Gambellara’, il I.o premio ‘Primavera del prosecco’, 'Amici della Chianina', 'Premio Tarlati', 'Scandiano', 'Sant'Angelo in Vado, 'Apicio', 'La bisaccia del tartufaio', 'Burson'. Per quattro anni ha seguito l’Hong Kong Food Festival e per due ha coordinato la manifestazione nazionale Top of Golf finalizzata alla proclamazione del miglior ristorante della ‘Wine Tour Cup’ dell'Associazione 'Città del Vino'. Coordinatore della giuria e dei cuochi del concorso culinario ‘Tartufo d’oro’ di Gubbio’. Unitamente al Presidente dei Cuochi di Arezzo organizza il concorso 'Penne bruciate', giornalisti ai fornelli dove a vincere è il 'piatto peggiore'. Autore con Leone Cungi del libro ‘Sport e società a Monte San Savino (Un secolo di storia sportiva e tradizioni sul borgo toscano).