Trattoria Il Francescano
Ristoranti del Buon Ricordo, per collezionisti di emozioni
• Trattoria Il Francescano (Firenze)
www.trattoriailfrancescano.com
"Pizzicheria e Canova di vini", questa è l’insegna che resta dipinta in facciata a memoria del tempo in cui questo locale era ritrovo di popolani, artigiani e carrettieri dei mercati cittadini. Non è da escludere, però, che tra i frequentatori vi fosse anche qualche frate francescano, a motivo di acquisti, ovviamente, o magari di riscatto delle anime perse dentro un bicchiere. D’altra parte fin qui s’allunga l’ombra della basilica di S. Croce, e basta attraversare lo slargo per accedere al portico delle Pinzonchere che corre lungo il fianco della chiesa. Lo scorcio è ancora pittoresco come quando venne fissato sulla tela da Telemaco Signorini e l’interno della trattoria non è da meno, con le sedie impagliate, i tavoli con il piano di marmo, le specchiere e i lampadari in vetro soffiato.
Lo stesso dicasi della proposta di cucina, che riprende per lo più i classici della cucina fiorentina di strada, con un’unica divagazione per quel che riguarda il Piatto del Buon Ricordo, Fritto del Convento: pollo, coniglio e verdure in pastella serviti alla buona su carta paglia, versione monasteriale dell’altrimenti sontuoso fritto misto alla fiorentina. Per il resto il menù è un viaggio all’indietro nel tempo: crostini e bruschette, certo, ma anche i ‘coccoli’, un classico da rosticceria, pasta di pane fritta da gustarsi ancora calda con i salumi toscani.
Poi, le zuppe toscane per antonomasia, ribollita e pappa al pomodoro, e la misconosciuta ‘carabaccia’, a base di cipolle; le paste lunghe, come i ‘pici’ alle briciole di pane e i tagliolini al tartufo; e quelle ripiene come gli ‘gnudi’ con spinaci e ricotta e i cappellacci di patate al ragù. Quindi le pietanze, a partire dal peposo all’imprunetina, uno stufato di manzo cotto nel vino dalla storia romanzesca, legato com’è alla figura del Brunelleschi e dei fornaciai dell’Impruneta che fornivano laterizi per la cupola della cattedrale; ancora, i piatti ‘alla fiorentina’ – trippa, ossobuco e bistecca – in una gerarchia sui generis, estendendo questa rassegna di tipicità cittadina alla porchetta profumata d’aglio e finocchio; infine, onore anche al baccalà, un tempo immancabile nei giorni di magro e del quale la città gigliata vanta almeno un paio di versioni.
La Specialità del Buon Ricordo: Fritto del Convento

Antonio Devetag