Volterra: luce d'alabastro, fascino etrusco e tanti sapori schietti. E se metti un campione per cicerone...

Volterra controcorrente, ribelle per antonomasia. E la storia ne spiega bene il perché, con tutte le dominazioni che ha dovuto sopportare… Ecco lo spirito anarchico che emerge! Entrare nello spirito di una città, anche nel suo palato, se necessario. Specie, come è successo a Volterra, se vi si riscoprono liquori dimenticati, grazie a una ritrovata ricetta ottocentesca.

Riscoprire Volterra regala sorprese, specie se lo si fa con una guida insolita e appassionata, innamorata del proprio territorio: Alessandro Pucci, ex campione di pallacanestro (sei anni in serie A con l’Allibert Livorno, poi anche con il Roseto in B1) e ora operatore turistico in Brianza, ma con il cuore che batte sempre nella sua insostituibile Volterra. Con l’ex campione di basket a fianco è più facile mettere in luce angoli della città e del territorio circostante (basti pensare al vicino Parco della Geotermia di Larderello, con i soffioni boraciferi, il Museo allestito dall’Enel e altro) che solitamente sfuggono e che oggi, proprio grazie ad appassionati come lui e alla Scuola Internazionale di Alta Formazione (SIAF), rientrano in itinerari inediti. Itinerari percorribili a piedi o con le bici elettriche della scuola stessa. Itinerari che propongono soste dedicate a beni storico-artistici poco conosciuti o a prodotti di eccellenza del territorio, per conoscerli e gustarli. Raccontati dagli stessi produttori. Succede in aziende che producono grandi vini, in piccoli caseifici che realizzano formaggi tipici, in distillerie artigianali che rilanciano prodotti vintage di qualità o in locali di tradizione del centro storico.

Ecco, la novità è che la Scuola Internazionale di Alta Formazione di Volterra, che organizza master e altri corsi di specializzazione in prevalenza per studenti che arrivano dall’estero (soprattutto dagli Stati Uniti, ma nelle prossime settimane arriverà anche un gruppo di studenti universitari cinesi), si fa motore per far conoscere il proprio territorio. Pucci e la Fondazione della Cassa di Risparmio di Volterra, che gestisce la Scuola e di cui ora è presidente Davide Arcieri, sono convinti che Volterra possa diventare un crocevia di tante culture rivolte ai giovani, fra cui anche quella turistica. Non a caso in questo autentico Learning Village, campus che può accogliere fino a 200 studenti, c’è anche un corso per diventare guide ambientali e cicloturistiche e viene proposto un bel ventaglio di experience: come la “caccia” al tartufo, la riscoperta della Volterra di Dante o una passeggiata nei giardini giapponesi. La stessa Fondazione nel complesso Santa Maria Maddalena, nella parte storica della città, ha realizzato il Centro studi per attività congressuali e culturali in genere, recuperando tutti i beni archeologici che stavano sotto, ora valorizzati da un pavimento trasparente.

Alessandro Pucci è un “cicerone” incline a condurre i visitatori sui luoghi di Volterra legati alla sua infanzia. Aggiungendo annotazioni di memoria e di sentimento personali. Entrando simbolicamente dalla Porta dell’Arco. La città, che conobbe il suo massimo splendore in epoca etrusca e poi romana (brillando anche in epoca medievale) è raccontabile con accenti accademici se si preferisce. Lo si può fare se si parte dalla Piazza dei Priori con lo splendido Palazzo ancora oggi sede municipale, l’antica Cattedrale (di consacrazione papale) ricca d’arte e l’anfiteatro romano; ma la città la si puòraccontare anche per aneddoti.

A cominciare dal singolare spirito “anarchico” di cui Volterra è sempre andata fiera, spirito sorto forse anche per reazione alla dominazione fiorentina (che per i pisani…), passando per le storie che può raccontare il Teatro Persio Flacco edificato nel 1820 e galleria ricca di dediche lasciate dai tanti attori famosi che vi sono passati, per trovare conferma nell’arte originale e unica degli alabastrai. Pucci indica nel laboratorio dei Rossi, in centro storico, uno dei luoghi dove l’arte e l’artigianalità di questo lavoro antico ha da decenni uno dei suoi fulcri. Enrico Fiumi, che ha fatto conoscere questi oggetti in mezzo mondo, racconta l’arte dell’alabastro con accenti poetici. E’ la pietra che fa filtrare la luce, che crea magiche trasparenze.

Volterra suggestivamente annunciata dai grandi cerchi che si ergono sui crinali delle colline, installazioni che sono opera dello scultore contemporaneo Mauro Staccioli. Volterra dominata dalla mole della sua formidabile fortezza di epoca rinascimentale, che è prigione da tanti anni ma che proprio qui promuove attività artistiche per i detenuti, come il teatro, diventato una forma di liberazione personale. Volterra caratterizzata dalle due case torri: quella del Bomparenti e quella del Bonaguidi. Volterra connotata nel paesaggio anche dalle sue balze: calanchi naturali sulle pareti d’argilla creati dall’erosione che creano un effetto fantasmagorico.

Imperdibili il Museo Etrusco “Guarnacci”, con la sua vastissima collezione di urne cinerarie etrusche in tufo, alabastro e terracotta, e la Pinacoteca - Museo Civico di via dei Santi, con opere di Domenico Ghirlandaio (fra cui la celebre”Cristo in gloria”), Luca Signorelli e Rosso Fiorentino.

Volterra, l’etrusca Velathri, una delle dodici lucumonie, di cui rimangono ciclopici tratti di mura. “Il punto elevato di un’alta collina” scrisse Stendhal, il cui viaggio qui conferma la vocazione culturale internazionale della città. Distesa tra l’Era e il Cecina, Volterra è incastonata in un paesaggio che al verde frammischia dure linee di cresta e i bagliori della pietra d’alabastro.

Tanti motivi per “gustare” Volterra. Alessandro ci porta nell’osteria “La vena di vino”, dove per aperitivo servono i tanti prodotti vintage, fra cui il Gin Toscano, la cui ricetta (scoperta di recente) risale a metà ‘800. All’ingresso della città c’è il piccolo caseificio “Divino” dei Fratelli Carai, pastori e artigiani pluripremiati dalle guide per i loro pecorini stagionati e a latte crudo. A Montecatini in Val di Cecina il paesaggio è dominato dalla cascina-fortezza realizzata da una famiglia svedese. Si chiama Monte Rosola e ora è un’azienda che produce vini di notevole lignaggio, ben raccontati dall’agronomo Michele Senesi.

In tema di vino val la pena citare anche l’azienda e l’agriturismo Marcampo, creati da Genuino Del Duca, gentleman dell’accoglienza scomparso di recente, uno degli “ambasciatori” più noti di Volterra, anche come ristoratore. Soste consigliate da Alessandro Pucci: il Don Beta e Le Cantine di Palazzo Viti. Il goccino della staffa è da prendere nel Bosco di Berignone, dove due compagni di scuola dell’ex campione di basket, Bruno Signorini e Lucio Calastri, che animano l’osteria ”La vena di vino” di via Don Minzoni (di fronte al museo “Guarnacci”) hanno creato molti liquori vintage con l’etichetta “Gli spiriti del bosco”. Un brand che oltre al Gin Toscano, comprende un buon Vermut (sia bianco che rosso) e altri prodotti che accendono la memoria. Quella di Alessandro Pucci di sicuro… Ma in quelle screziature di profumi che stimolano la memoria olfattiva è impossibile non trovare qualche traccia anche di propri ricordi.

Insomma, Volterra è da visitare.

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RENATO MALAMAN

Collabora con Rai Radio Uno, come esperto di turismo nella trasmissione "Tra poco in edicola", e con il "Corriere del Ticino". Cura il blog "Salsa & Merende" nel quotidiano "Il Mattino di Padova" di cui è stato redattore fino al 31 dicembre 2016. Del quotidiano, con cui ha iniziato a collaborare nel 1978, è stato titolare dal 2001 della rubrica di enogastronomia "Gusto", ora confluita nel blog personale (su www.mattinopadova.it) dedicato all'attualità del Food and Wine veneto e non solo. E' titolare della rubrica di viaggi del mensile "La Piazza" (23 edizioni nel Veneto) dal 1996 e della pagina "La recensione" sul magazine "Con i piedi per terra". Collabora con "Voyager".
Coautore di numerose pubblicazioni nel settore enogastronomico e collaboratore di varie riviste, dal 2004 è ispettore della guida "Ristoranti d'Italia" de L'Espresso. Ha curato la guida "Padova nel piatto". E' coautore dei volumi "L'osteria di Padova" e "I Colli ritrovati", quest'ultimo sui 50 anni della legge 1097/71 che salvò i Colli Euganei dalle cave.
Tra i riconoscimenti ottenuti spicca l'assegnazione di due premi "Penna d'Oca" (edizioni 2005 e 2011), premio biennale promosso da Unioncamere del Veneto, più un premio dell'Assostampa Padovana nel 2012 per reportage in 10 puntate su "Alluvione, un anno dopo". Per quanto riguarda il turismo ha visitato finora 124 paesi del mondo. Fa parte dell'ITP, associazione di giornalisti della stampa turistica. Ha al suo attivo anche una spedizione umanitaria via terra in Guinea Bissau e il viaggio con auto elettriche Tesla Padova-Belgrado lungo i luoghi di Nikola Tesla.

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