Visita con guida al Santuario di Santa Maria della Pieve, tra verdi vigneti e stradine di campo
La presentazione della 66^ Sagra dei bisi a Colognola ai Colli, che si concluderà dal 24 al 27 maggio, è stata preceduta dalla visita al Santuario di Santa Maria della Pieve presentata dalla collega giornalista e professoressa di lettere Monica Rama, eccellente cicerone, che ha trasmesso ai partecipanti, le informazioni che, di seguito, trasferisco.
Da un’analisi strutturale dell’edificio si deduce che risalga ai secoli immediatamente successivi all’anno 1000. Doveva essere la chiesa principale del distretto plebano di Colognola a cui fa riferimento per la prima volta una bolla di papa Eugenio III del 1145.
Si suppone che sia stata costruita su un tempio pagano dedicato a Mercurio, dio dei commerci e dei viaggi, di cui una lapide con dedica è murata nella facciata della chiesa.
Infatti questa zona è di origine romana, probabilmente era una piccola centuria.
Intorno al V secolo d.C., dopo l’evangelizzazione del vescovo Zeno, i templi divennero luoghi di insediamento di altre forme religiose e lo stesso tempio di Mercurio divenne una cappella-oratorio di modeste dimensioni, dedicata al Dio cristiano.
Dopo un periodo di abbandono, l’oratorio fu demolito e, intorno all’anno Mille, si eresse la struttura attuale con la tecnica dell’opus incertum, cioè con materiale reperito in loco. Il documento più antico che ne attesta la presenza è la bolla di papa Eugenio III che nel 1145 indirizzò al vescovo di Verona Teobaldo in cui veniva confermato il ruolo di pieve dipendente dal vescovo.
La pieve fu il centro propulsore della vita religiosa di tutto il territorio circostante, oltre ad essere la prima parrocchia di Colognola. Il territorio comprendeva, infatti, alcune cappelle che dipendevano dalla pieve che si possono individuare nelle attuali chiese dei Santi Fermo e Rustico, di San Vittore e di San Zeno. Dalla pieve dipendeva anche la cappella di San Nicolò, che un tempo doveva trovarsi nell’omonima contrada. La chiesa dei Santi Fermo e Rustico, posta su un colle, assurgerà nel XV secolo (nel 1456 col vescovo Ermolao Barbaro) al rango di chiesa principale del territorio, denominata “Pieve nuova” a scapito della pieve di Santa Maria che sarà chiamata “Pieve vecchia”. Verso il XV secolo, infatti, la pieve di Santa Maria era pervenuta alla “quasi totale desolazione”.
Ha un’architettura bassa, semplice, rustica che si inserisce perfettamente nell’ambiente rurale circostante.
L’architettura interna presenta tre absidi e tre navate, separate da semplici pilastri. Il tetto è unico e a capanna.
Sembra che siano state la varie confraternite del posto, tra cui quella della Beata Vergine, a operare, in accordo con i sacerdoti, le modifiche architettoniche nella pieve romanica.
La chiesa di Santa Maria è decorata all’interno sulle pareti e sui pilastri da un ciclo di affreschi risalenti ai secoli XIV e XV che costituisce, insieme ai rilievi di Giolfino, il documento artistico più significativo della pieve.
Nel 1630, anno della famosa pestilenza descritta anche da Manzoni, la Serenissima impose la scialbatura delle pareti, così anche i muri interni della pieve vennero ricoperti d’intonaco (a calce) per motivi igienici per difendersi dal contagio.
Nel 1760, per volontà della Compagnia dedicata al SS. nome di Gesù, la Pieve subì dei cambiamenti: vennero demoliti i pilastri verso il presbiterio per lasciare più libero il passaggio dei fedeli, aggiunte le finestre laterali compromettendo gli affreschi, furono fatte le decorazioni dell’abside con ghirlande floreali, nuvole, angeli e le scritte bibliche prese dall’Antico Testamento riferite alla Sapienza che qui vengono invece dedicate a Maria.
Lungo il fregio che corre sopra le arcate, un’iscrizione ricorda i lavori promossi dalla confraternita e dalla comunità: “AD ESEMPIO PER I NOSTRI DISCENDENTI LA SOCIETA’ DEDICATA AL SS NOME DI GESU’ DEDICO’ QUEST’OPERA NELL’ANNO 1759, ERETTA CON LE ELEMOSINE DEI FEDELI NELL’ANNO 1760”.
La Statua della Madonna è in gesso dipinto ed è opera di un artigiano locale non meglio precisato; risale al XIX secolo. Rappresenta la Vergine in atteggiamento di preghiera e adorazione, seduta su un trono ligneo dorato che termina con una decorazione a conchiglia. Sulle sue ginocchia è disteso il Bambino. Si tratta di una copia molto fedele di un’antica Madonna in legno di cui si hanno notizie dai verbali delle visite pastorali esistente in passato nella chiesa oggi scomparsa. I fedeli le attribuiscono poteri miracolosi.
Il culto della Vergine a Pieve esiste da tempi immemori e lo attestano i vari ex voto conservati all’interno della chiesa.
Sembra essere legato per lo più alla peste del 1630: fu istituita la festa e la processione alla Vergine del Rosario come ringraziamento per la fine della pestilenza. Vi partecipava tutta la popolazione di Colognola: partiva dalla chiesa di Monte e si incamminavano fino a Pieve.
Un’altra processione legata alla statua prodigiosa della Madonna si ebbe il 17 luglio 1836: da Monte popolo e sacerdoti vennero in pellegrinaggio a Pieve per chiedere alla Vergine di far cessare il colera e così avvenne. Da allora ogni anno a ottobre si celebra la festa dell’antico voto, come ringraziamento.
Ancora una processione durante la prima guerra mondiale per scongiurare l’epidemia di spagnola.
Non è un santuario con tutti i crismi giuridici che questa qualifica vorrebbe, ma ciò non vieta che sia definita santuario per devozione.
Nel 2016 fu aperta la Porta Santa, dal 2 al 16 ottobre.
Qui si fermava in preghiera padre David Maria Turoldo. Nel 2012 l’ha visitata il critico d’arte Vittorio Sgarbi. Nel 2016, nel programma di Rete 4 “La strada dei miracoli”, il cantante Bobby Solo raccontò che la Madonna della Pieve lo ha aiutato ad uscire da una forte depressione.
Claudio Gasparini
Giornalista, iscritto all'O.d.G. Veneto dal 1988, collaboro anche con altre testate giornalistiche cartacee, on-line e radiofoniche. Coautore del libro "Eccomi... una storia d'amore con Dio" pubblicato nel 2015.
Cavaliere della Repubblica e dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Socio Lions, Officer e coordinatore della rivista distrettuale.
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