UN EBOOK PER SPIEGARE IL LEGAME TRA I VINI DEL MONTELLO E LE OCHE DI SAN MARTINO

La pubblicazione, a cura del giornalista enogastronomico Angelo Peretti, descrive il motivo per il quale sul Montello si sono diffusi i vitigni bordolesi e il consumo rituale dell’oca

Perché sul Montello si producono da un secolo e mezzo vini rossi di taglio bordolese? E perché qui è tradizione mangiare l’oca l’11 novembre, giorno dedicato al culto di san Martino? Soprattutto, c’è un legame tra le due tradizioni? A queste e ad altre domande risponde l’ebook Che cosa ci fanno le oche tra le vigne dei Vini del Montello?, pubblicazione che illustra il motivo per cui la zona di produzione dei Vini del Montello, piccola e affascinante area ai piedi del monte Grappa e delle Dolomiti venete, possa di fatto definirsi a pieno titolo una enclave bordolese in provincia di Treviso. L’ebook, redatto dal giornalista enogastronomico Angelo Peretti e disponibile gratuitamente sul sito vinimontello.it, indaga sulle ragioni che uniscono il culto di san Martino, l’oca e i vini che nascono sul Montello e sui Colli Asolani.
Uno dei fili rossi che unisce queste zone del Veneto alla Francia e alle usanze celtiche riguarda il consumo dell’oca a tavola. Anticamente in Veneto l’oca veniva allevata come animale da cortile e consumata tra l’11 e il 25 novembre (santa Caterina), periodo dedicato al culto dei morti. I giorni compresi tra queste due date coincidono con il Samuin, ricorrenza celtica in cui si venerava il messaggero dell’altro Mondo, un cavaliere straordinariamente somigliante al san Martino cristiano, che come animale simbolo aveva proprio l’oca. L’immagine tramandata del vescovo di Tours, anch’esso con un’oca sempre accanto e al quale sono dedicati numerose chiese e oratori nel territorio del Montello, altro non sarebbe quindi che la trasposizione del dio della morte pagano.
Nella zona di produzione del Montello docg e Montello Asolo doc, un luogo che ha straordinarie testimonianze di remoti culti celtici, si fanno dei vini rossi con le uve francesi provenienti da un’altra area, Bordeaux, di radicata tradizione celtica. Qui i vitigni bordolesi (Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot e Carmenère), arrivati in terra veneta a metà dell’Ottocento, hanno trovato un terreno particolarmente fertile, anche culturalmente. Le colline composte da rocce conglomerate tra di loro e ricoperte da suolo marnoso-argilloso o marnoso-sabbioso dalla tipica colorazione rossa, assieme a un clima temperato e alla circolazione idrica sotterranea, hanno permesso ai vitigni bordolesi di acclimatarsi in queste terre. Grazie anche alle componenti ferrose del suolo che conferiscono struttura e alla roccia arenaria che conferisce mineralità, i Vini del Montello assumono una loro identità ben precisa, fatta di territorialità e di potenza.
La pubblicazione racconta lo sviluppo di questa realtà enogastronomica locale, illustrandolo attraverso numerosi aneddoti della tradizione popolare e curiose citazioni letterarie, dimostrando così come il territorio dei Vini del Montello sia testimone del rapporto che lega vino, cibo e sacralità presente in tutte le culture.
L’ebook Che cosa ci fanno le oche tra le vigne dei Vini del Montello? è scaricabile direttamente qui: bit.ly/oche_Montello

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