Tra sogni e resilienza: idee giovani e innovative che danno futuro al Veneto rurale. Uno sprone dai fondi europei

Dare gambe e cuore alle idee. Meglio se alternative all’omologazione e orientate alla biodiversità. Oggi sono la linfa giusta per un’agricoltura in transizione Un esempio? Trovare il modo di far rinascere i boschi devastati da Vaia e poi colpiti anche dal terribile bostrico, inventare soluzioni (anche ricorrendo alla fantasia amministrativa) per contrastare lo spopolamento nelle zone di montagna, sostenere piccole latterie che operano in aree svantaggiate ma costituiscono un presidio insostituibile, lanciare attività agrituristiche create da giovani imprenditori ispirati a principi etici che hanno come primo focus la tutela dell’ambiente... Gli esempi sarebbero infiniti.

Tante sigle, un’unica bussola per orientare lo sviluppo

Il Piano di Sviluppo Rurale, che a guardarlo sulla carta con tutto quel suo universo di sigle sembra un labirinto, è in realtà il contrario: una bussola sicura capace di traghettare dall’Europa alle Regioni e dalle Regioni ai territori fondi preziosi per guardare al futuro con più ottimismo, talvolta traducendo i sogni in realtà. E’ il caso del recupero di piccoli tesori artistici per incoraggiare anche il turismo in zone rurali e marginali. Il PSR, nel Veneto, dal 2014 al 2022 ha generato investimenti per 2,4 milioni di euro. E nel periodo 2023 – 2027 attraverso il CSR (il Complemento regionale per lo sviluppo rurale), sta producendo altri significativi risultati. Con un occhio di riguardo verso le zone montane, dove sono stati investiti 27 milioni di euro, finalizzati soprattutto al sostegno di giovani agricoltori, all’ammodernamento di 1250 aziende agricole, al mantenimento di pascoli e prati, a sostenere imprese forestali e soprattutto dare sostanza ai progetti targati GAL, i gruppi di azione locale che spaziano su più orizzonti.

Fondi già liquidati al 93%, molte le imprese “giovani”

“Il Veneto sta procedendo verso il completo utilizzo dei fondi a disposizione - ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura e ai Fondi Europei Federico Caner nel corso di un incontro svoltosi nell’azienda Cet Electronics di Zenson di Piave (nella foto il momento finale nell’azienda Terre Grosse, sempre della famiglia Vicino), a coronamento di un percorso organizzato dalla Regione per presentare alcuni progetti simbolo che hanno beneficiato del PSR -. Ad oggi l’avanzamento della spesa ha superato il 93% di una dotazione complessiva di 1.561.242.134, con 83.622 domande finanziate. È stata una programmazione lunga - ha aggiunto Caner -, caratterizzata da due eventi altamente critici, come la pandemia e il conflitto russo-ucraino; eventi con inevitabili ripercussioni anche sul mondo agricolo: il raggiungimento dell’obiettivo di pieno utilizzo dei fondi non era scontato. Il Veneto, dopo la Provincia di Bolzano che però gode di piena autonomia, è la prima Regione d’Italia per aiuti distribuiti alle proprie imprese, e questo non è un risultato da poco. Piace sottolineare che molte imprese finanziate sono costituite da giovani”.

Ci sono interventi finanziati con i fondi europei per lo sviluppo rurale, nel quadro della Politica agricola comune europea, che più di altri possono sintetizzare la filosofia seguita nel Veneto, regione che, numeri alla mano, si è confermata virtuosa in questo settore. O più semplicemente ha fatto il suo dovere.

La Rindola: il sogno di Elia e Noemi nel segno della biodiversità

La prima tappa di questo tour alla scoperta dei “case history” più interessanti ha affrontato il tema del biologico, della gestione ecologica di prati e pascoli e della biodiversità. Tappa dedicata a un primo piano sull’esperienza dell’azienda agricola La Rindola di Altissimo (Vicenza) che sorge tra le verdi colline sulla dorsale tra l’Alta Valle del Chiampo e quella dell’Agno, in un luogo isolato ma spettacolare. Con al centro la storica Fattoria Pellizzari, fulcro di tutte le attività. Il giovane titolare Elia Antoniazzi ha restaurato la fattoria, salvandole l’anima, e ha lanciato un’attività agrituristica che non punta soltanto a una ristorazione rustica e ben connotata (in cucina c’è la sorella Noemi, che sa ben lavorare i prodotti della propria terra), ma vuole anche valorizzare l’ambiente, proponendo passeggiate nel bosco, a piedi o in mountain bike, incontri culturali. Elia e la famiglia propongono anche camere per l’ospitalità, esperienze di fattoria didattica, degustazioni. Il tutto per contrastare lo spopolamento e l’abbandono di queste terre. L’azienda ha usufruito del sostegno del PSR 2007-2013 del Veneto per il suo insediamento e ha aderito poi ad altri interventi del PSR 2014-2022 e del CSR 2023-2027 per sviluppare qualche progetto. “Crediamo in ciò che facciamo – ha detto Elia Antoniazzi – si viene qui perché si ama un’agricoltura impastata di valori”. Gran parte della superficie di terreno è rimasta a prato stabile. Una scelta di rispetto. Ha ottenuto un aiuto anche per questa scelta di coerenza.

Le Fontane Lombardesche restaurate: anche riserva idrica per Feltre

A Feltre un altro modo di spendere bene i fondi europei. Sono state restaurate le splendide Fontane Lombardesche, all’ombra del monumentale Palazzo Guarnieri in piazza Maggiore. Operazione portata a termine grazie al sostegno dei fondi europei del PSR Veneto 2014 -2022 attraverso un bando Leader del Gal “Prealpi e Dolomiti”. Le fontane, del 1486, autentico gioiello architettonico, non assolvono più all’originaria funzione di garantire l’approvvigionamento idrico in città, tuttavia la cisterna retrostante è ancora in funzione e fa da riserva idrica che alimenta l’impianto antincendio di alcuni edifici pubblici. Naturalmente un intervento così, in un contesto così, beh, vale molto anche per il turismo, che resta pur sempre un volano e un integratore di sviluppo. Sul vicino Palazzo Guarnieri vale la pena di spendere due parole: la dimora quattrocentesca, perfettamente restaurata, è oggi un luogo del jazz, grazie alla passione di Nicolò Ferrari Bravo, un discendente della famiglia Guarnieri. Sala di incisione e sale rinascimentali dedicate a concerti. Qui sono arrivati artisti di fama mondiale... All'Unisono Jazz Club, Nicolò ha ricavato anche un intimo luogo di ristorazione: una sala d'epoca alle cui pareti ci sono i manifesti di tanti grandi musicisti, ospiti della villa per lasciare anche la loro impronta artistica. Si respira arte qui...

Latteria di Lentiai, arte casearia fra antropologia e spirito cooperativistico

Quella della Latteria di Lentiai a Borgo Valbelluna, è una storia che assomiglia a una favola. Altra testimonianza di resilienza ed esempio di filiera corta che da oltre 140 anni fa vivere il territorio. La latteria produce formaggi legati alla tradizione locale, come il Lentiai, il Mezzanello, Lo Stabile Fresco o il Casal Bellunese. Arte caseari e antropologia. Oggi, grazie al sostegno dei fondi europei per lo sviluppo rurale e in particolare con l’adesione ad un bando del Gal “Prealpi e Dolomiti”, può contare su nuove attrezzature per il confezionamento dei prodotti, un camioncino con cisterna per la raccolta del latte nelle stalle dei paesi limitrofi e una cella per l’asciugatura dei formaggi con sistema di controllo dell’umidità. Si tratta di una realtà che vive grazie allo spirito cooperativistico di soci e collaboratori, offrendo prodotti ricercati per la loro genuinità e tipicità e un servizio prezioso di salvaguardia del paesaggio ispirato alla tradizione contadina di “cura” del territorio.

Bardies, la chiesetta “dissotterrata” ricca di affreschi rinascimentali

Sempre a Lentiai, nella frazione di Bardies che fa ricordare l’atmosfera buzzatiana dei “Miracoli di Val Morel”, sorge la Chiesetta di Sant’Antonio Abate, edificio di elevato valore artistico e culturale, restaurata con un altro intervento del PSR Veneto 2007- 2013. La parte bassa della chiesetta è stata “dissotterrata”, togliendola dalla morsa del sedime del torrente Rimonta: l’acqua aveva rovinato gli affreschi rinascimentali, che sono stati restaurati con grande perizia. Un lavoro certosino durato anni.Con i fondi europei è stato sistemato l’esterno, utilizzando gli stessi ciottoli dell’antico sagrato venuti alla luce grazie agli scavi.

Il bosco rinascerà, il falcidiato abete rosso si “allea” con faggi, aceri montani e sorbi per arginare il temuto coleottero

E chi lo dimentica il disastro causato da Vaia? Auronzo di Cadore, una tappa per comprendere com'è cambiato il bosco per effetto del cambiamento climatico, dopo Vaia e il bostrico. Nella superficie forestale in località Soccento, di proprietà della Magnifica Regola di Villagrande, l’infestazione da bostrico, un coleottero voracissimo che fa sempre perdere le sue tracce, ha completato l’opera distruttrice iniziata da Vaia, complice anche la caduta di numerose piante per effetto di un’abbondante nevicata nel dicembre 2020. La Regola, anche grazie ai finanziamenti ottenuti dal PSR Veneto, ha realizzato il rinfoltimento delle superfici forestali puntando alla biodiversità con la messa a dimora di 2600 piantine di specie più idonee e resilienti, come il faggio, l’acero montano e il sorbo. Un rimedio naturale frutto dell’esperienza maturata dai tecnici regionali in collaborazione con quelli dell’Università di Padova. Numerosi gli interventi finanziati con fondi europei. Altri sono in fase di finanziamento.

L’ex canonica trasformata in appartamenti per i dipendenti pubblici

Sempre ad Auronzo, un esempio di come la fantasia può suggerire soluzioni di buon senso. L’Amministrazione Comunale e il GAL Alto Bellunese hanno presentato il progetto di recupero e riqualificazione dell’ex-Canonica di Reane ricavandone appartamenti da mettere a disposizione di dipendenti pubblici, così da mantenere i servizi di base sul territorio, sostenere la coesione sociale e soprattutto contrastare lo spopolamento. Il problema da risolvere è dare una risposta abitativa a dipendenti comunali, medico, segretario comunale, infermieri. Figure professionali che mancano ad Auronozo come in altri centri montani perché non ci sono case a prezzo calmierato, ma solo unità destinati a più remunerativi affitti turistici. “La trasformazione dell’ex canonica – ha detto il sindaco Dario Vecellio Galeno – è una prima soluzione. Ne studieremo altre, altrimenti il paese si spopola e resta senza servizi essenziali”.

La risorsa acqua per le vigne dosata grazie a un software con telecamera

L'innovazione è un orizzonte aperto se è vero che il fabbisogno idrico di una pianta può essere colto da remoto grazie a telecamere e sensori. A Zenson di Piave la fantascienza si cala nei vigneti e crea un innaffiatoio virtuale, comandato dal sofisticato software creato da due fratelli, Denise e Nicola Vicino. Il loro progetto si chiama Irrivision, è nato nel capannone di famiglia, ed ha goduto di un finanziamento per i suoi contenuti innovativi. Finanziato nell’ambito della misura del PSR Veneto 2014-2022 a sostegno della cooperazione per l’innovazione, il progetto è stato sviluppato da un Gruppo Operativo del Partenariato Europeo per l’Innovazione (GO PEI) che ha messo insieme competenze diversificate e complementari. La CET Electronics di Zenson di Piave, creata appunto da Denise e Nicola Vicino, è stato il partner “tecnologico” del progetto, forte di un’esperienza di oltre 40 anni nello sviluppo di sistemi di controllo elettronico e software da remoto. Nell’ambito del progetto è stato sperimentato un sistema di sensori climatici e visione artificiale per aiutare a controllare e regolare l’irrigazione dei terreni in base ai bisogni reali delle piante, evitando così gli sprechi, testandolo in vigneto grazie alla collaborazione di importanti aziende vitivinicole della zona. “Produciamo sensori fissi e mobili, insieme a sistemi di supporto alle decisioni, così l’impresa agricola sa come regolare l’irrigazione”. La famiglia Vicino ha sperimentato i sensori in primis nella propria azienda, la Terre Grosse, che Nicola e Denise hanno deciso di non vendere e di non sacrificare al solito Glera (per creare l’ennesimo Prosecco), optando invece per la scelta di dare continuità alla coltivazione di uve autoctone come il Grapariol o il Raboso del Piave, i cui vini oggi vengono esportati anche in Giappone.

Risparmiati 85 milioni di metri cubi d’acqua

“Ci sono dei risultati che, dopo dieci anni, non si possono non sottolineare – ha dichiarato Caner nel corso della sua visita al Cet -. Penso in particolare ai bandi PSR per il risparmio idrico: con 41,5 milioni sono state finanziate 1.264 operazioni su 41.870 ettari di superficie. Grazie a questo, abbiamo stimato un risparmio di 85 milioni di metri cubi d’acqua ogni anno, e grazie ai nuovi impianti è stata possibile una riduzione media del 49% dei volumi irrigui utilizzati sui terreni oggetto di intervento. Significativi gli effetti economici: l’80% delle aziende destinatarie dei contributi hanno aumentato la loro produzione lorda vendibile tra il 10% e il 30%, il 52% ha migliorato la qualità del prodotto e il 16% anche il prezzo di vendita. Non ci fermiamo, visti questi numeri: con 7,1 milioni di risorse dal nuovo CSR sono state finanziate già 221 operazioni su 4.500 ettari”. Al di là dei numeri, sempre difficili da contestualizzare, è evidente la curiosità e lo stimolo che questi progetti innovativi generano sui giovani. Per loro il futuro non è uno scenario di domani, ma dell’oggi. Talvolta per necessità, ma molto più spesso per lanciare nuove sfide e poter dimostrare che la crescita non è un concetto astratto.

Una sopressa come souvenir al posto della gondolina made in China

I giovani sono il target più importante nelle politiche che guardano allo sviluppo rurale. Dai giovani nascono le idee più innovative, come pure che si preoccupano di salvaguardare e rilanciare le radici e l’anima di un territorio. Il Veneto è sempre stato un buon incubatore di progetti originali. “I giovani sono il presente e il futuro della nostra agricoltura – chiosa Caner -. Con 272 milioni di risorse PSR abbiamo aiutato 2.721 aziende di imprenditori con età media di 28 anni, per il 26% donne; il sostegno in media è stato di 58mila euro”. Uno spazio importante nell’agricoltura veneta è occupato dall’imprenditoria di montagna, che svolge un ruolo insostituibile nella tutela del territorio e ne determina il grado di attrazione agli occhi dei turisti. Giovani che amano il proprio territorio più di quanto si possa immaginare, perché i valori alla fine affiorano sempre. Caner spara una battuta: “Sarebbe bello che ituristi portassero come souvenir del Veneto una sopressa, piuttosto che un’anonima gondolina di plastica made in China”. Beh, quanto meno a differenza di una bottiglia di Prosecco, avrebbe anche il vantaggio di poter essere sistemata all’ultimo momento nel bagaglio a mano…

info: www.venetorurale.it

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RENATO MALAMAN

Collabora con Rai Radio Uno, come esperto di turismo nella trasmissione "Tra poco in edicola", e con il "Corriere del Ticino". Cura il blog "Salsa & Merende" nel quotidiano "Il Mattino di Padova" di cui è stato redattore fino al 31 dicembre 2016. Del quotidiano, con cui ha iniziato a collaborare nel 1978, è stato titolare dal 2001 della rubrica di enogastronomia "Gusto", ora confluita nel blog personale (su www.mattinopadova.it) dedicato all'attualità del Food and Wine veneto e non solo. E' titolare della rubrica di viaggi del mensile "La Piazza" (23 edizioni nel Veneto) dal 1996 e della pagina "La recensione" sul magazine "Con i piedi per terra". Collabora con "Voyager".
Coautore di numerose pubblicazioni nel settore enogastronomico e collaboratore di varie riviste, dal 2004 è stato ispettore della guida "Ristoranti d'Italia" de L'Espresso. Ha curato la guida "Padova nel piatto". E' coautore dei volumi "L'osteria di Padova" e "I Colli ritrovati", quest'ultimo sui 50 anni della legge 1097/71 che salvò i Colli Euganei dalle cave.
Tra i riconoscimenti ottenuti spicca l'assegnazione di due premi "Penna d'Oca" (edizioni 2005 e 2011), premio biennale promosso da Unioncamere del Veneto, più un premio dell'Assostampa Padovana nel 2012 per reportage in 10 puntate su "Alluvione, un anno dopo". Per quanto riguarda il turismo ha visitato finora 135 paesi del mondo. Fa parte dell'ITP (Italian Travel Press), associazione di giornalisti della stampa turistica. Ha al suo attivo anche una spedizione umanitaria via terra in Guinea Bissau e il viaggio con auto elettriche Tesla Padova-Belgrado lungo i luoghi di Nikola Tesla.

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