Ongaresca, un piccolo eden del vino immerso nell'ultimo bosco dei Lessini
E dire che quelle viti, in fondo, furono salvate. Sì, risparmiate dal taglio. Quando l'attuale proprietà acquisì la tenuta Ongaresca, che sorge poco sopra Costabissara, nell'ultimo lembo boscoso della Lessinia (a pochi chilometri da Vicenza), le priorità erano i cavalli e il bosco. Potevano bastare per giustificare l'investimento. Eppure, dopo una rapida riflessione, anche il vigneto diventò una priorità. Un bene da preservare e, semmai, da valorizzare. E così fu, come dimostrano gli ottimi vini che ora vengono prodotti in questo piccolo eden alle porte del capoluogo berico. Vini la cui artistica etichetta ricorda vagamente lo stile di Klimt. In realtà sono opera dell'artista veronese Sandro Scevaroli e ricordano anche le sfumature della terra o tre bicchieri visti dall'alto.
Tenuta Ongaresca nasce nel 1995. Nasce dal desiderio dei nuovi proprietari di vivere e svolgere attività a contatto con la natura, seguendo anche la passione che hanno nel sangue per i cavalli e per l’equitazione. L'operazione Ongaresca nasce dal sogno di due famiglie: la Sinico e la Traverso. Lorenzo Sinico oggi segue i vigneti e la vinificazione in cantina, mentre Sergio Traverso si occupa della gestione amministrativa e commerciale: dei conti, insomma. Chi poi è chiamato a fare il lavoro forse più piacevole, ovvero a "raccontare" la storia dell'azienda, è Valentina Sinico, entrata da poco in Ongaresca con l'obiettivo di far crescere l'ospitalità organizzando visite ai vigneti, passeggiate, degustazioni ed eventi.
La tenuta si sviluppa su 64 ettari ai piedi del Monte Ongaresca, suddivisi tra vigneti (11 ettari), prati e bosco. Un vero polmone verde a un tiro di schioppo dalla città con sentieri percorribili a piedi, in mountain bike e a cavallo. Inseriti in una rete di sentieri più ampia.
Ongaresca è da anni conosciuta come un apprezzato allevamento di cavalli, una piccola Lipizza alle porte di Vicenza, ma celata dal bosco. La vitivinicoltura si è affaccia nel panorama delle attività aziendali nel 2010, quasi come un esperimento. Poi, si sa, l'appetito vien mangiando.
"Siamo diventati viticoltori per scelta - dicono i proprietari - mossi da una vocazione per il vino di qualità e i distillati. Cerchiamo di dare espressione al territorio e ad ogni singola vendemmia. Il nostro lavoro principale è la campagna, il vigneto. Tutto ha inizio dal lì, non dalle attività che si possono svolgere in cantina. Un'uva sana, raccolta al momento opportuno, rigorosamente a mano, in cassette dai sette a un massimo di 25 chili è il nostro obiettivo per ridurre al minimo il processo di vinificazione. Cerchiamo di ottenere vini puliti, netti al palato, distintivi".
Ongaresca, come detto, si trova nell'ultima propaggine della Lessinia. L'origine di questi terreni è antica di ben 100 milioni di anni fa. Sono suoli che hanno visto il succedersi di ere geologiche, diversità di clima, presenza e scomparsa del mare. I suoli di Ongaresca oggi presentano una fertilità equilibrata, sostenuta da una grande capacità di trattenere l'acqua. La tessitura è fine: le pietre, il limo, l'argilla e la sabbia sono ben bilanciate, soprattutto negli strati più profondi ed è lì che la vite attinge.
L'enologo è Giuseppe Carcereri De Prati. Segue Cantina Ongaresca fin dall'inizio, quindi è riuscito nel dare ai singoli prodotti la personalità voluta. Sono 35.000 le bottiglie attualmente prodotte, 9 le etichette. Tra i vini spiccano il Pinot Nero Veneto IGT, maestro di eleganza e di equilibrio, e soprattutto l'esuberante e delicato Spumante Pas dosé Metodo classico 36 mesi: una sorpresa, come pure il 60 mesi. Notevole è anche Rosè Menà, pure Metodo classico. Interessanti anche il Bianco Costa Fabrica e il Merlot in purezza. Degustati in cantina regalano qualche suggestione in più.
RENATO MALAMAN
Collabora con Rai Radio Uno, come esperto di turismo nella trasmissione "Tra poco in edicola", e con il "Corriere del Ticino". Cura il blog "Salsa & Merende" nel quotidiano "Il Mattino di Padova" di cui è stato redattore fino al 31 dicembre 2016. Del quotidiano, con cui ha iniziato a collaborare nel 1978, è stato titolare dal 2001 della rubrica di enogastronomia "Gusto", ora confluita nel blog personale (su www.mattinopadova.it) dedicato all'attualità del Food and Wine veneto e non solo. E' titolare della rubrica di viaggi del mensile "La Piazza" (23 edizioni nel Veneto) dal 1996 e della pagina "La recensione" sul magazine "Con i piedi per terra". Collabora con "Voyager".
Coautore di numerose pubblicazioni nel settore enogastronomico e collaboratore di varie riviste, dal 2004 è ispettore della guida "Ristoranti d'Italia" de L'Espresso. Ha curato la guida "Padova nel piatto". E' coautore dei volumi "L'osteria di Padova" e "I Colli ritrovati", quest'ultimo sui 50 anni della legge 1097/71 che salvò i Colli Euganei dalle cave.
Tra i riconoscimenti ottenuti spicca l'assegnazione di due premi "Penna d'Oca" (edizioni 2005 e 2011), premio biennale promosso da Unioncamere del Veneto, più un premio dell'Assostampa Padovana nel 2012 per reportage in 10 puntate su "Alluvione, un anno dopo". Per quanto riguarda il turismo ha visitato finora 124 paesi del mondo. Fa parte dell'ITP, associazione di giornalisti della stampa turistica. Ha al suo attivo anche una spedizione umanitaria via terra in Guinea Bissau e il viaggio con auto elettriche Tesla Padova-Belgrado lungo i luoghi di Nikola Tesla.
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