ONAV SI APRE AI VINI “ANARCHICI”

Il direttore Francesco Iacono ospite del convegno sui Vini non Convenzionali organizzato dall’Università di Foggia. Al centro del dibattito i prodotti non classificabili secondo i canoni tradizionali. Un tema attuale sul quale è già allo studio un corso Onav dedicato.

Una definizione forte per una tematica di grande attualità: la realtà dei vini non classificabili in modo convenzionale. Vini naturali, biodinamici, ancestrali, solo per citare qualche esempio, sono oggi guardati con sempre maggiore interesse da parte della stampa, degli operatori e dei consumatori.

Non possono quindi essere ignorati dal mondo della degustazione. Di questo ha parlato il direttore Onav (Organizzazione nazionale assaggiatori vino), Francesco Iacono, in occasione del convegno I vini non convenzionali, organizzato dall’Università di Foggia, rivolto a studenti universitari e a produttori.

Iacono è direttore di ONAV e fa parte del comitato scientifico dell’Organizzazione. Grazie a questa competenza è stato chiamato a introdurre il convegno. «La nostra organizzazione, sin dalla sua fondazione nel 1951, ha come finalità – ha detto Iacono - la conoscenza del vino approfondita dal punto di vista della degustazione e di ciò che sta dietro alla bottiglia. Per questo abbiamo deciso di sviluppare anche il tema dei vini non convenzionali, che definisco quasi “anarchici». Una anarchia intesa nella migliore accezione, che sta a significare, secondo la definizione di Pierre Joseph Proudhon, il rispetto dell’individualità delle scelte e delle decisioni del produttore. Su questo tema ONAV sta già studiando un corso dedicato.

«C’è ancora il preconcetto da parte di molti – ha detto ancora Iacono - che il vino naturale significhi rifiuto della scienza e assecondamento del corso della natura. Non è così. Produrre un vino non convenzionale oggi significa avere una perfetta padronanza della fisiologia della vite e dell’enologia, per intervenire il meno possibile con l’obiettivo di ottenere un vino espressione di un terroir e di una filosofia produttiva precisa».

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Roberto Vitali

Laureato in Lettere alla “Cattolica” di Milano, ho cominciato durante l’università a scrivere per il quotidiano della mia città, “L’Eco di Bergamo”, al quale – pur essendo oggi in età di pensione – continuo a collaborare sia sul cartaceo che sul sito web. Sono stato addetto stampa di enti pubblici, direttore di Teleorobica, direttore-editore del mensile “Bergamo a Tavola” (1986-1990) poi trasformato in “Lombardia a Tavola” (1990-2002) e poi venduto (oggi vive ancora trasformato in "Italia a Tavola"). Mi sono sempre occupato, oltre che della cronaca bianca della mia città, di enogastronomia e viaggi. Ho collaborato alla Rai-Gr1, vinto premi giornalistici in tutta Italia e scritto qualche libretto, tra cui “La cucina bergamasca – Dizionario enciclopedico” e una Guida dei ristoranti di Bergamo città e provincia. Mi piace l’Italia e tutto quello che di buono e bello sa offrire. Spero, con i miei scritti, di continuare a farla amare da tanti altri lettori. 338.7125981

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