NEIT, IRISH WHISKEY DI NICCHIA IN SCENA AD ORO WHISKY BAR

Serata evento nel celebre locale della Capitale

Una serata speciale da Oro Whisky Bar, quella tenutasi la scorsa settimana che ha visto protagonista Neit.  Il celebre locale romano di Andrea Fofi ha presentato ad ospiti e clienti questa etichetta di nicchia, il cui nome rievoca, come spiega bene il suo brand ambassador, Daniele Salviato: “una divinità celtica dedicata alla guerra, simbolo di forza e audacia.  E in fondo il whisky nasce in quest’ambito, è forgiato al caldo di un alambicco”.

Una piccola distilleria che offre tre bottiglie in grado di soddisfare la clientela più esigente, Toffee Dream, con calde note di caramello, Mellow Spice, con un mix di spezie che raggiunge il perfetto equilibrio tra audace e morbido, e il Madeira Mystery, una super limited edition in sole 399 bottiglie per un’esperienza davvero unica. 

Tutte le tre distillazioni, - continua Salviato – si caratterizzano per una grandissima pulizia, eleganza e carattere. Una bevuta morbida che dona gusto speciale in bocca, e che non va ad impattare con persone meno avvezze nel bere whiskey. Inoltre le bottiglie si caratterizzano per un packaging davvero raffinato. Sono riportate solo le informazioni obbligatorie per legge e null’altro. Perché l’azienda vuole che questo prodotto fin dagli esordi diventi un’icona riconoscibile dal pubblico”.

Per gustare al meglio Neit,  l’Oro Whisky Bar ha ospitato una star della mixology a livello planetario, la bar manager Giulia Cuccurullo direttamente dall’Artesian di Londra:Sono molto contenta di aver partecipato a questo evento davvero molto bello. Fa piacere che ci siano iniziative dedicate a nuovi distillati, in particolare whiskey. Io ritengo che il successo di questo distillato presso il grande pubblico sia imputabile in prima battuta alla purezza nel flavour.  Il whisky è un liquido che prende il meglio dalle botti in cui invecchia. Sulla diatriba eterna se sia meglio la bevuta in purezza o in miscelazione, io non ho dubbi di sorta. Dipende dal whisky. Personalmente andrei sempre da solo ma anche in miscelazione è molto interessante. Ragionando invece sul comparto della mixology in senso più ampio posso affermare dal mio osservatorio londinese ,dove vivo,  che sto vedendo tanta agave, tequila in forte ascesa ma anche una crescita decisa del fenomeno del low alcohol, come del resto gli high balls, cocktail più leggeri e beverini. Calvados, Cognac e altri distillati di nicchia resistono. E naturalmente è davvero in gran salute il gin, grazie alla pluralità di botaniche che rappresentano il suo punto di forza. Infine un suggerimento per l'estate imminente. Ritorniamo ai cocktail del passato. Invito tutti a bere un Miami Vice".
 

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Sabino Cirulli

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