Mario Scelba – L’impegno politico negli anni 40 e 50

Il libro di Giovanna Maggiora è stato presentato alla Società Letteraria di Verona

Dopo i saluti della Presidente della Società Letteraria di Verona, Daniela Brunelli, l’evento è stato condotto dalla giornalista Alessandra Vaccari che ha dialogato con l’autrice Giovanna Maggiora e con Elena Petrucci, entrambe funzionarie del Ministero dell’Interno in quiescenza.

Giovanna Maggiora si è trasferita da Roma a Venezia nel 1979 per assumere servizio presso la Prefettura per arrivare a Verona sei anni dopo, assegnata alla locale Questura.

Ripreso gli studi universitari, interrotti nel momento in cui ha lasciato Roma, ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Politiche discutendo, per l’insegnamento di Storia contemporanea, la tesi su Mario Scelba.

In seguito, ha continuato le ricerche e gli studi sullo stesso argomento ed è arrivata alla stesura del libro sulla storia del politico che contribuì a ricostruire l’Italia nel delicato periodo del dopoguerra.

Durante la presentazione con il contributo delle domande della giornalista sono stati affrontati vari argomenti: la nascita di Scelba in Sicilia, la frequentazione fin da piccolo dei circoli della gioventù cattolica, il rapporto filiale che lo legò a Don Luigi Sturzo anch’egli nativo di Caltagirone, ’approccio alla politica nella città eterna, il rifiuto di iscriversi al P.N.F., che gli costò la fine della collaborazione con la B.N.L, e i controlli, rinvenibili nel casellario politico, effettuati dalla polizia e susseguitisi sempre più stretti anche sulla sua famiglia.

Dal 1946 al 1947 ricoprì la carica di Ministro delle Poste. Dal 1947 al 1953 fu Ministro dell’Interno e proseguì l’incarico dal 1954 al 1955 in contemporanea alla carica di Presidente del Consiglio. Ritornò allo stesso ministero dal 1960 al 1962.

Si è parlato della Legge n. 960 del 23.7.1948, peggiorativa della precedente sulla detenzione di armi, e della Legge n. 645 del 20.6.1952 recante “Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione”, relativa al divieto di ricostituzione del partito fascista.

Si è passati all’evidenziare del timore che serpeggiava, in quegli anni, tra i Paesi occidentali e l’America del Nord circa una possibile invasione comunista fino a giungere alla nascita del movimento maccartista in America e della NATO.

A seguire sono stati affrontati: l’influenza di Don Sturzo e il rapporto fraterno con Alcide De Gasperi, non scevro da momenti di confronto sulla questione istituzionale monarchia/repubblica, la nascita della testata giornalistica “Il Popolo”, venduta a 1 £.a copia e contenente anche diversi inserti di pubblicità che servivano a coprire i costi di gestione, l’introduzione del lavoro straordinario che, a tutt’oggi, rappresenta una voce accessoria dello stipendio, il decentramento amministrativo che, tra l’altro, trasferiva la competenza del bollo di circolazione dalle Prefetture agli Uffici postali e delle licenze dei pubblici esercizi dalle Questure ai Comuni.

Fu varata la Legge Vanoni, dal nome del ministro che la elaborò, sul programma decennale di sviluppo economico.

Molto interessante è stata la narrazione storica dell’annessione all’Italia delle città irredentiste di Trento e Trieste con il Trattato di Rapallo del 1920 e poi del Territorio Libero di Trieste definito, nel 1954 dal Memorandum di Londra, in Zona A affidata all’Italia e Zona B affidata alla Jugoslavia, rappresentata dal Maresciallo Tito.

Si è parlato dei Reparti Mobili della Polizia di Stato che furono creati dal socialista Giuseppe Romita ma si deve a Scelba l’intuizione di averli dotarli di jeep. Gli automezzi, molto agili e performanti per quell’epoca, furono reperiti tra quelli lasciati dagli alleati nei depositi di guerra.

Sapientemente riparate, abilmente riverniciate di colore rosso fiammante e dotate di potenti sirene, le jeep furono impiegate nelle grandi manifestazioni e negli scontri di piazza.

A tale scopo sono state proiettate varie foto delle auto del Reparto Celere e di altre auto storiche conservate presso il Museo delle Auto storiche della Polizia di Stato, di Roma.

Alcune curiosità che l’Autrice non ha inserito nel libro ci raccontano Mario Scelba come un oratore imprevedibile con la passione per i fiori e i fichi d’India, che gli ricordavano la sua Sicilia. Era anche un bravo giocatore di canasta.

Alla sua morte, grato alla Diocesi di Caltagirone per il bene ricevuto, le destinò un lascito di 100 milioni di lire.

Elena Petrucci ha infine testimoniato la conoscenza della sua famiglia con l’On. Scelba raccontando episodi, aspetti del carattere e aneddoti sulla sua vita privata.

Roberto Mongardini, già formatore del personale della polizia, ha sottolineato in quarta di copertina: “Se un merito possiamo sicuramente già attribuire all’autrice, è quello di aver restituito l’immagine di un uomo politico che ha segnato il nostro tempo, nella sua estrema e variegata complessità, partendo dagli atti compiuti e dalle scelte politiche seguite, spesso criticate e avversate da parte della popolazione e dal panorama politico dell’epoca”.

 

 

Claudio Gasparini

Giornalista, iscritto all'O.d.G. Veneto dal 1988, collaboro anche con altre testate giornalistiche cartacee, on-line e radiofoniche. Coautore del libro "Eccomi... una storia d'amore con Dio" pubblicato nel 2015.
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