FICO D’INDIA DELL’ETNA DOP IL FRUTTO DEL FUTURO

Lo chiamiamo erroneamente fico d’India, per via di Cristoforo Colombo che credette di avere scoperto le Indie, ma dovremmo nominarlo d’America dato che è originario del centro America. Nome a parte il fico, l’Opuntia ficus indica, in Sicilia ai piedi del vulcano ha trovato il suo habitat naturale idoneo allo sviluppo e alla crescita, rendendo unico il paesaggio al punto di essere diventato un simbolo di questa terra.

E’ un concentrato di proprietà benefiche, è dolce, energetico ma al contempo a basso contenuto calorico; è indiscutibilmente una coltura sostenibile, basti pensare che per la produzione di un frutto occorre un quarto d’acqua rispetto alla coltivazione di una mela.

Solitamente siamo abituati a vederlo, con le sue caratteristiche piante, ai bordi delle strade, come divisorio degli appezzamenti di terreno, allo stato puro e selvatico. In realtà esiste una vera e propria coltivazione che vede il suo principio nelle talee dalle quali si ottengono piante uguali alle madri che nel tempo sono state selezionate per avere le migliori varietà di frutto. È importante diversificare e rigenerare vecchi impianti che dopo circa 15 anni vengono sostituiti per dar spazio a nuovi filari di piante giovani.

Indispensabile per la resa del prodotto finale è il suolo ricco e fertile dei territori che ricadono nell’area della DOP dell’Etna, i Comuni di Adrano, Biancavilla, Belpasso, Paternò, Motta Sant’Anastasia, Santa Maria di Licodia, che per le particolari condizioni pedoclimatiche, danno vita a frutti ricchissimi sia in termini di gusto che di proprietà nutritive.

Negli ultimi anni si è assistito ad una crescita incredibile non solo del consumo da parte dei clienti, ma anche della conoscenza e della valorizzazione di questo incredibile prodotto. Ne è una dimostrazione il primo marchio creato appositamente per il fico d’India che nasce dalla terra, dall’aria e dal fuoco di Sicilia.
Tre sono le varietà della DOP. La Gialla, o Sulfarina, è la varietà più diffusa, caratterizzata da frutti che presentano una buccia gialla con screziature verdi, ed una polpa morbida di un intenso color giallo-arancio, dolce e succulenta. La Rossa, o Sanguigna, è molto popolare e apprezzata, soprattutto per il suo intenso color rubino che cattura l’occhio ancora prima che il palato. La sua polpa friabile, zuccherina e succosa contiene meno semi rispetto alle altre varietà. La Bianca, o Muscaredda, è la varietà più pregiata. Il colore verde chiaro della sua buccia viene spesso percepito come indice di scarsa maturazione, ma non lo è affatto! Non lasciatevi ingannare dal colore meno sgargiante; all’interno troverete infatti un frutto chiaro dalla polpa croccante, fresca e dal sapore dolce e delicato.

Claudio Zeni

Claudio Zeni, laureato in Letterature e Lingue straniere è nel mondo del giornalismo dall’età di 18 anni. Appassionato di sport, enogastronomia e turismo collabora con media locali, nazionali ed internazionali di settore. Tra i principali riconoscimenti giornalistici assegnatigli si ricorda il premio nazionale Gennaro Paone consegnatogli a Roma dal direttore generale dell’Enit, il I.o premio giornalistico nazionale ‘Strada del Vino del Recioto e di Gambellara’, il I.o premio ‘Primavera del prosecco’, 'Amici della Chianina', 'Premio Tarlati', 'Scandiano', 'Sant'Angelo in Vado, 'Apicio', 'La bisaccia del tartufaio', 'Burson'. Per quattro anni ha seguito l’Hong Kong Food Festival e per due ha coordinato la manifestazione nazionale Top of Golf finalizzata alla proclamazione del miglior ristorante della ‘Wine Tour Cup’ dell'Associazione 'Città del Vino'. Coordinatore della giuria e dei cuochi del concorso culinario ‘Tartufo d’oro’ di Gubbio’. Unitamente al Presidente dei Cuochi di Arezzo organizza il concorso 'Penne bruciate', giornalisti ai fornelli dove a vincere è il 'piatto peggiore'. Autore con Leone Cungi del libro ‘Sport e società a Monte San Savino (Un secolo di storia sportiva e tradizioni sul borgo toscano).

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