BOSCO DEL MERLO, TRA VENETO E FRIULI I VINI CHE SANNO DI TERROIR
La tenuta Bosco del Merlo sorge a cavallo tra Veneto e Friuli sulla via Postumia ad Annone Veneto, fra le province di Venezia e Udine. È questo un territorio che, secoli orsono, era ricoperto di foreste di rovere, per questo il toponimo del luogo riportato su vecchie carte topografiche è stato scelto dai fratelli Paladin come nome per l’azienda, fondata nel 1977. Il brand identifica il legame con una terra di confine regionale dai tratti autentici, che rivela la sua storia nella centuriazione dell’antica Roma. Un luogo collegato ad altri centri importanti (Oderzo e Sn Stino di Livenza, ad esempio), in cui il commercio è sempre stata espressione della vita quotidiana. Così, nei secoli, anche Bosco del Merlo ha assunto quegli antichi compiti di produzione e di mercato, con un’anima familiare e peculiare, che si racconta in questo modo:«La tradizione oggi viene portata avanti con le nostre radici, quelle della nostra famiglia, della nostra terra e della nostra cultura. Ciò è il punto di partenza di ogni prodotto, declinato attraverso l’esaltazione del terroir, l’attenzione all’ambiente e al territorio; i valori vengono trasmessi di padre in figlio ed oggi siamo alla terza generazione» affermano Carlo e Roberto Paladin.
Uno sguardo alla sostenibilità ambientale…
Bosco del Merlo ha abbracciato i parametri di sostenibilità ambientale, convinta che “il 90% di un vino si fa in vigna, comprendendo, rispettando e valorizzando quello che la natura ci dona”. Su questo si basa il progetto di “Viticoltura Ragionata” sviluppato insieme al prof. Leonardo Valenti dell’Università Statale di Milano e al suo staff. Al centro c’è la vigna come ecosistema da gestire in modo attento e razionale, al fine di salvaguardare la biodiversità del territorio, garantire una produttività qualitativa e tutelare la salute del consumatore e dell’ambiente. L’azienda sta inoltre sviluppando una ricerca sulle risorse idriche e il risparmio idrico, per favorire ancor di più l’attenzione nei confronti del proprio territorio sotto il segno della sostenibilità. Infine, l’azienda ha aderito con entusiasmo a Life Vitisom, tecnologia italiana innovativa che consente di migliorare la qualità dei suoli nei vigneti in termini di struttura, di terreno, di contenuto, di materia organica e di biodiversità, con concreti ritorni positivi sulla qualità di viti e uve. L’azienda è in cordata con Castello Bonomi, partner di progetto, assieme ad altri sette, tra cui il Consorzio Italbiotec, il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Milano e l’Università degli Studi di Padova.
In cantina, invece, l’impegno è una costante riduzione dei solfiti aggiunti con l’obiettivo di attestarsi ad un tasso di anidride solforosa inferiore al 50% rispetto ai limiti di legge. Bosco del Merlo è stato segnalato dall’Osservatorio Fipe e dall’indagine VEGANok 2020 per i propri prodotti cruelty free.
… e un impegno per la sostenibilità sociale
Uno sguardo attento è rivolto alle risorse umane, per questo nel 2020 è stata avviata con la già partner Università Statale di Milano una ricerca sul benessere dei propri dipendenti, cui seguiranno nel corso dell’anno iniziative collegate al valore della persona.
Bosco del Merlo fonda il proprio fare su 4 V che ne contraddistinguono la sostenibilità ambientale e sociale. Vino, Vite, Verde, Vita sono le parole chiave di un circolo virtuoso, che ha sviluppato e sviluppa sinergie con realtà del sociale, tra cui quella costante con la LILT-Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori Treviso, con cui l’azienda collabora attraverso i vini Rosé Brut e Pinot Grigio Rosé, organizzando capillari eventi di beneficienza destinati alla raccolta di fondi annuali. Il contribuito dell’azienda si sviluppa durante tutto l’anno solare, come sponsor e attraverso collaborazioni e partecipando a loro convegni LILT, a serate e degustazioni in collaborazione con l’associazione.
NELLA FOTO, ROSE' BRUT E PINOT GRIGIO ROSE' FIRMATI DA PALADIN-BOSCO DEL MERLO.
Roberto Vitali
Laureato in Lettere alla “Cattolica” di Milano, ho cominciato durante l’università a scrivere per il quotidiano della mia città, “L’Eco di Bergamo”, al quale – pur essendo oggi in età di pensione – continuo a collaborare sia sul cartaceo che sul sito web. Sono stato addetto stampa di enti pubblici, direttore di Teleorobica, direttore-editore del mensile “Bergamo a Tavola” (1986-1990) poi trasformato in “Lombardia a Tavola” (1990-2002) e poi venduto (oggi vive ancora trasformato in "Italia a Tavola"). Mi sono sempre occupato, oltre che della cronaca bianca della mia città, di enogastronomia e viaggi. Ho collaborato alla Rai-Gr1, vinto premi giornalistici in tutta Italia e scritto qualche libretto, tra cui “La cucina bergamasca – Dizionario enciclopedico” e una Guida dei ristoranti di Bergamo città e provincia. Mi piace l’Italia e tutto quello che di buono e bello sa offrire. Spero, con i miei scritti, di continuare a farla amare da tanti altri lettori. 338.7125981
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