AGOSTINO AMATO, 50 ANNI DI RISTORAZIONE DA MOLFETTA A BERGAMO

Insignito Gran Maestro della Ristorazione, restaurant manager e maitre di indiscussa capacità, sommelier professionista, esperto in distillati, Agostino Amato, 64 anni, festeggia i 50 anni di professione nel settore della ristorazione. Ha una carriera già prestigiosa alle spalle, ma non vuole pensare alla pensione. E’ proiettato verso il futuro. «Mi mancano quattro esami per la laurea in economia e commercio – ci dice mentre controlla il nuovo menù che sta per varare al ristorante La Carbonella di via Broseta a Bergamo, dove è restaurant manager e maitre dal 2015 – e vorrei dare alle stampe un libro di mie poesie. Dipingo anche, soprattutto nature morte. Vorrei inoltre impegnarmi nel rilancio nazionale dell’Amira, l’Associazione dei Maitres italiani e ho in mente un libro sul marketing alberghiero e della ristorazione, in cui trasferire tutta la mia esperienza».

 

Nativo di Molfetta, in provincia di Bari, a soli 14 anni, dopo la licenza media, cominciò a lavorare in un hotel della sua cittadina come “commis di sala”. Nel frattempo si è diplomato all’istituto alberghiero di Bari. Le prime esperienze sono in giro per hotel e ristoranti italiani e sulle navi Costa. In Lombardia arriva a 29 anni, nel 1984, con una esperienza importante all’Hotel Villa d’Este di Cernobbio sul lago di Como, dove è già “maitre d’hotel flambé”. «Ricordo di una contessa francese – afferma – che impressionata dalla mia professionalità mi propose di andare al suo servizio come maggiordomo. Chissà come sarebbe cambiata la mia vita se avessi accettato».

A Bergamo arriva nel 1989 e diventa in pochi anni lo storico direttore del ristorante Piemontese, di fronte alla stazione ferroviaria, covo allora di giornalisti e politici. «Lo storico direttore de L’Eco, monsignor Spada – ricorda Amato – voleva sempre essere servito da me. Il suo piatto preferito era il branzino al sale accompagnato da una patata bollita».

In collaborazione e società con il Gruppo Manzi, non solo Amato guida ottimamente il “Piemontese” ma collabora all’apertura di altri due locali: la Carbonella in via Quarenghi e la Conchiglia in via 24 maggio. Tutto questo sino al 2001.

Passa quindi all’Hotel Ristorante Antico Borgo La Muratella di Cologno al Serio come “restaurant manager e direttore commerciale e marketing” sino al 2014, prima in collaborazione con il Gruppo Manzi e dal 2008 con il Gruppo San Lucio Events. Nel 2015 il rientro a Bergamo, ancora con il Gruppo Manzi, per dirigere la nuova Carbonella di via Broseta e occuparsi del catering. Sì, il catering, un’altra specializzazione di Amato. «Ricordo l’inaugurazione del centro commerciale di Curno presenti circa 5 mila persone, l’inaugurazione della Banca della Bergamasca a Zanica con 4.500 persone, un cocktail in onore dell’allora Ministro degli Esteri Lamberto Dini nella sede de L’Eco di Bergamo, un buffet per la festa della Repubblica a Lecco presente l’allora presidente Cossiga e tanti altri banchetti. Quando ero ancora a Bari ricordo con piacere di avere servito la principessa Diana, la moglie del principe Carlo d’Inghilterra, intervenuta a un buffet al Circolo della Vela».

Ad Amato sono riconosciute ottime capacità e competenze nella gestione delle risorse umane, nonché nella organizzazione di grandi eventi. Se la cava bene in quattro lingue. Anni fa ha anche pubblicato sue ricette in rubriche su “L’Eco di Bergamo”.

Segretario per sei anni dell’Adid-Associazione degustatori distillati, fondatore e fiduciario per otto anni della sezione bergamasca dell’Amira, socio del Lions Bergamo Colleoni, Amato è oggi l’unico direttore di sala in città che ancora lavora quotidianamente per preparare piatti alla fiamma in show cooking con carrello flambé davanti al tavolo del cliente. Amato si muove con eleganza e precisione e il cliente vede nascere sotto i suoi occhi il piatto preferito: possono essere i paccheri di Gragnano con vongole veraci, calamari e bottarga di muggine, oppure gnocchi di patate con branzino, crema di zucca e capesante con pomodorino, o ancora bocconcini di pescatrice con friarelli e burrata delle Murge o semplicemente una tartare di manzo.

Come vede il futuro della ristorazione? «Non sono ottimista. L’industria dell’accoglienza turistica è quella che in Italia può dare lavoro a tanti giovani ma la mia esperienza e quella di tanti miei colleghi ci porta a dire che il lavoro c’è ma mancano i giovani con spirito di sacrificio e che abbiano davvero voglia di lavorare. Trovare validi collaboratori è il vero problema di questo lavoro».

I suoi figli però hanno seguito le orme del padre. «Sì sono fortunato. Alessandro, 27 anni, lavora a Londra in un ristorante 2 stelle Michelin, Riccardo è barman al centro commerciale di Curno e Roberta, la più giovane, sta studiando all’università per diventare medico».

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Roberto Vitali

Laureato in Lettere alla “Cattolica” di Milano, ho cominciato durante l’università a scrivere per il quotidiano della mia città, “L’Eco di Bergamo”, al quale – pur essendo oggi in età di pensione – continuo a collaborare sia sul cartaceo che sul sito web. Sono stato addetto stampa di enti pubblici, direttore di Teleorobica, direttore-editore del mensile “Bergamo a Tavola” (1986-1990) poi trasformato in “Lombardia a Tavola” (1990-2002) e poi venduto (oggi vive ancora trasformato in "Italia a Tavola"). Mi sono sempre occupato, oltre che della cronaca bianca della mia città, di enogastronomia e viaggi. Ho collaborato alla Rai-Gr1, vinto premi giornalistici in tutta Italia e scritto qualche libretto, tra cui “La cucina bergamasca – Dizionario enciclopedico” e una Guida dei ristoranti di Bergamo città e provincia. Mi piace l’Italia e tutto quello che di buono e bello sa offrire. Spero, con i miei scritti, di continuare a farla amare da tanti altri lettori. 338.7125981

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