NEL PISANO GLI ITINERARI PER RISCOPRIRE QUELLA CHE FU UNA RIVOLUZIONE PER LA TAVOLA

Dalla condivisione del pasto da uno stesso contenitore alle monoporzioni, fino al contemporaneo food-photography c’è di mezzo un fiume. Di ceramiche. E’ dedicata alla produzione di maioliche nel territorio pisano, “Fiume di ceramiche”, sezione di “Pisa Città della Ceramica”, mostra diffusa che attraversa mille anni di storia e di evoluzioni economiche e sociali. E’ proprio qui, in cittadine e piccole frazioni lungo il fiume Arno, che è possibile ricostruire quella che fu una rivoluzione non solo per il tessuto produttivo e commerciale, ma anche per la tavola.

Grazie al sito della mostra, altamente responsive e fruibile da mobile, fino al 5 novembre sarà possibile crearsi il proprio itinerario personalizzato per andare a spasso nella storia, ricostruendo le tappe di un cambiamento epocale e imbattendosi in preziose testimonianze di archeologia industriale, antiche pievi finemente decorate, ma anche ristoranti che tuttora servono il cibo in sottopiatti d’epoca, seguendo ricette rinascimentali.

A partire dal tardo Medioevo e ancora più con il Rinascimento le abitudini culinarie: anche in fasce di popolazione meno abbienti si comincia a diffondere l’uso di mangiare ognuno nel proprio piatto e si fa strada un’attenzione diversa verso il cibo. Uno degli itinerari possibili in questo viaggio nel tempo porta a Montopoli, dove un ristorante ha fatto di questa storia il proprio punto di forza, continuando a utilizzare sottopiatti d’epoca. In realtà si tratta di terracotte realizzate alla maniera di una manifattura del primo Novecento, ispirate al gusto rinascimentale. Al tempo stesso sul menu di oggi si trovano ricette tradotte dal Rinascimento, servite in modo curioso: una tegola per i pici con il sugo, una chiocciola di ceramica per la pasta alle chiocciole, un piatto a forma di Toscana dove ogni assaggio trova il suo posto (geografico).

Sempre nel Comune di Montopoli, all’interno dell’area archeologica del castello di Marti, si trova un’antica fornace medievale che testimonia un incidente di lavorazione a causa del quale i mattoni della facciata si sono accartocciati su loro stessi, spettacolo più unico che raro. A pochi passi di distanza una pieve del 1300 decorata con bacini ceramici, prodotti nella stessa fornace ma anche provenienti dall’estero, ha permesso di datare un tipo specifico di maiolica realizzato in Spagna nella stessa epoca. L’arte pisana della ceramica affonda infatti le radici nelle importazioni via mare da aree islamiche e bizantine. In principio furono le “Maioliche”, manufatti realizzati prevalentemente per uso alimentare, con coperture vetrificate colorate, chiamate così per la provenienza dall’Isola di Maiorca. Acquisite le tecniche, all’inizio del Duecento i ceramisti pisani, primi in Toscana e tra i primi in Italia, avviano un’eccellente produzione di ceramica decorata. Ben presto gli “allievi” pisani superano i “maestri” spagnoli cominciando ad esportare in tutto il bacino del Mediterraneo.

“Capita spesso – dichiara Monica Baldassarri, curatrice del progetto ‘Pisa Città della Ceramica’ – che i reperti in ceramica in area Mediterranea emergano da contesti difficilmente databili: grazie all’uso di utilizzarli come decorazioni per le facciate delle chiese, che spesso riportano l’epigrafe della data di fondazione o hanno un documento di consacrazione, è stato possibile ricostruire l’epoca di produzione di molti reperti”.

Un altro percorso conduce a Calcinaia, dove è ancora in piedi una fornace settecentesca all’epoca molto attiva nella produzione di pentolame invetriato, ma anche nella produzione dei famosi catini maculati bianchi e verdi che è capitato a molti di vedere nelle abitazioni dei nonni e che oggi, in piccole dimensioni, sono spesso usati sulle tavole dei ristoranti toscani come insalatiere o salsiere, prodotti dalle poche fornaci rimaste ancora attive, come quelle di San Giovanni alla Vena. Qui si trova anche il Museo della Ceramica di Calcinaia, la cui visita comprende anche la torre medievale con vista sull’antica cinta muraria.

A Fucecchio, ultimo baluardo fiorentino in terre pisane, non c’era invece una sola fornace, bensì moltissime. La produzione conobbe una grande crescita tra ‘500 e ‘600, dando origine a decine di siti produttivi. Una di queste fornaci oggi si trova all’interno di un ristorante, a testimonianza di un legame, quello tra ceramica e cucina, che funziona da secoli.


Info e programma completo: www.pisacittaceramica.it


Claudio Zeni

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Claudio Zeni

Claudio Zeni, laureato in Letterature e Lingue straniere è nel mondo del giornalismo dall’età di 18 anni. Appassionato di sport, enogastronomia e turismo collabora con media locali, nazionali ed internazionali di settore. Tra i principali riconoscimenti giornalistici assegnatigli si ricorda il premio nazionale Gennaro Paone consegnatogli a Roma dal direttore generale dell’Enit, il I.o premio giornalistico nazionale ‘Strada del Vino del Recioto e di Gambellara’, il I.o premio ‘Primavera del prosecco’, 'Amici della Chianina', 'Premio Tarlati', 'Scandiano', 'Sant'Angelo in Vado, 'Apicio', 'La bisaccia del tartufaio', 'Burson'. Per quattro anni ha seguito l’Hong Kong Food Festival e per due ha coordinato la manifestazione nazionale Top of Golf finalizzata alla proclamazione del miglior ristorante della ‘Wine Tour Cup’ dell'Associazione 'Città del Vino'. Coordinatore della giuria e dei cuochi del concorso culinario ‘Tartufo d’oro’ di Gubbio’. Unitamente al Presidente dei Cuochi di Arezzo organizza il concorso 'Penne bruciate', giornalisti ai fornelli dove a vincere è il 'piatto peggiore'. Autore con Leone Cungi del libro ‘Sport e società a Monte San Savino (Un secolo di storia sportiva e tradizioni sul borgo toscano).

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