PIADINA ROMAGNOLA IGP ALLA CONQUISTA DELL’EUROPA

Una piadina-luna in un cielo pieno di stelle e un claim che recita: ‘Quando è di un altro pianeta si firma Igp’. Forte di questa nuova immagine che in questi giorni ne accompagna il lancio di comunicazione in Italia e in Germania e della recentissima pronuncia del Tribunale europeo che ribadisce il legame della Piadina con la sua terra di origine, vietandone la produzione al di fuori dei confini della Romagna, la Piadina Romagnola Igp ha fatto il suo debutto al Cibus di Parma, la più grande vetrina internazionale dell’agroalimentare italiano.

L’esordio a Cibus corona un mese di maggio denso di attività in Italia e all’estero per la Piadina Romagnola Igp, con particolare riferimento al Nord Italia e alla Germania. Mercati questi ultimi considerati particolarmente interessanti per la diffusione della Piadina Romagnola Igp. A Parma, Milano e Francoforte, in particolare, affissioni, pannelli sugli autobus e mega banner luminosi in metropolitana e aeroporto, raccontano la Piadina Romagnola Igp a residenti e turisti puntando sulla certificazione di qualità, il gusto inimitabile e il legame territoriale con la Romagna.

Ma cos’è la Piadina Romagnola Igp, dove e come si produce e cosa la distingue da altri tipi di piade o focacce realizzati in altre regioni italiane? Innanzitutto il legame con la sua terra di origine, la Romagna. Un legame già sancito nel novembre 2014 con l’ottenimento dell’Igp, l’indicazione geografica protetta, che ne certifica il disciplinare e ne delimita il territorio di produzione alla Romagna storica, dai confini con le Marche al fiume Sillaro, amministrativamente già in provincia di Bologna, per un totale di 87 comuni. Un legame ribadito proprio in questi giorni dai giudici europei con una sentenza ad hoc, che motiva l’appartenenza della Piadina alla Romagna in ragione di ‘fattori umani, culturali e sociali’ che la legano indissolubilmente al suo territorio di origine.

Per quanto riguarda la sua produzione sono quattro gli ingredienti base della Piadina riconosciuti nel Disciplinare di tutela dell’Igp: Farina di grano tenero; Acqua (quanto basta per ottenere un impasto omogeneo); Sale (pari o inferiore a 25 grammi); Grassi (strutto, e/o olio di oliva e/o olio di oliva extravergine fino a 250 grammi).

Dopo l’impasto e la porzionatura in pani o palline, il passo successivo è la laminatura attraverso matterello manuale oppure laminatrice meccanica. Infine, la cottura su un piano a una temperatura che varia da 200 a 250°C per un massimo di 4 minuti. Il Disciplinare presenta la piadina al consumo in due tipologie: quella con un diametro minore (15-25 cm) ma più spessa (4-8 mm), e alla Riminese con un diametro maggiore (23-30 cm) e più sottile (fino a 3 mm).

Da Parma la Piadina Romagnola Igp vola a Francoforte dove il 15 maggio, incontrerà i buyer tedeschi allestendo per loro ancora un angolo di Romagna, direttamente ‘In cantina’ il ristorante gestito dell’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna aperto con successo già da qualche anno nella città tedesca, dove Albana, Sangiovese Trebbiano e Pagadebit, ma anche Lambrusco e Pignoletto, accompagneranno generosamente la Piadina Romagnola Igp in un abbraccio fra Romagna ed Emilia nel nome del buon vivere.

Costituitosi nel 2011, gli iscritti al Consorzio di Promozione e Tutela della Piadina Romagnola sono 16, per un totale di 494 dipendenti e un fatturato di 72 milioni di euro (il dato include anche altre attività delle aziende).

Questi i soci del Consorzio: Adp (Riccione), Adria Piadine (San Giovanni in Marignano), Alimenta Produzioni (Riccione), Artigianpiada (Cerasolo), Bac (Cesenatico), Deco (Bagnacavallo), Gastone (Ravenna), Gitoma (Bagnacavallo), Global Food (Misano), Negroni Umberto (Castel Guelfo), Pagliacci Marilena (Cervia), Piada d’Oro di Benzi Maurizio (Saludecio), Riccione Piadina (Riccione), Ristorante Sangiovesa (Santarcangelo), Riviera Piada (Rimini), Vivaldi 77 la piada di Simo (Forlì).

Claudio Zeni

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Claudio Zeni

Claudio Zeni, laureato in Letterature e Lingue straniere è nel mondo del giornalismo dall’età di 18 anni. Appassionato di sport, enogastronomia e turismo collabora con media locali, nazionali ed internazionali di settore. Tra i principali riconoscimenti giornalistici assegnatigli si ricorda il premio nazionale Gennaro Paone consegnatogli a Roma dal direttore generale dell’Enit, il I.o premio giornalistico nazionale ‘Strada del Vino del Recioto e di Gambellara’, il I.o premio ‘Primavera del prosecco’, 'Amici della Chianina', 'Premio Tarlati', 'Scandiano', 'Sant'Angelo in Vado, 'Apicio', 'La bisaccia del tartufaio', 'Burson'. Per quattro anni ha seguito l’Hong Kong Food Festival e per due ha coordinato la manifestazione nazionale Top of Golf finalizzata alla proclamazione del miglior ristorante della ‘Wine Tour Cup’ dell'Associazione 'Città del Vino'. Coordinatore della giuria e dei cuochi del concorso culinario ‘Tartufo d’oro’ di Gubbio’. Unitamente al Presidente dei Cuochi di Arezzo organizza il concorso 'Penne bruciate', giornalisti ai fornelli dove a vincere è il 'piatto peggiore'. Autore con Leone Cungi del libro ‘Sport e società a Monte San Savino (Un secolo di storia sportiva e tradizioni sul borgo toscano).

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