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Sandro Bottega, presidente di
Bottega spa., vuole affrontare il problema del costo e della carenza di uve atte
a produrre Prosecco, partendo da un’angolazione diversa, mettendo cioè al
centro la qualità. In questo modo è disposto a offrire ai conferitori privati
un 10% in più del prezzo di mercato per uve e mosti di qualità superiore
rispetto alla media della vendemmia 2017.
L’imprenditore di Bibano di
Godega (TV) dichiara: «La decisione di pagare un 10% in più le uve di qualità
superiore non è una provocazione, ma segue un ragionamento ben preciso. Il
Prosecco rappresenta per la nostra azienda un prodotto di grande immagine. Abbiamo investito tempo e risorse per farlo conoscere e
inserirlo nei mercati di 150 Paesi nel mondo. Lo abbiamo elevato a competitor
dello Champagne. Dobbiamo continuare nel processo di ricerca di una qualità
sempre più elevata, corrispondente all’immagine che abbiamo pazientemente
costruito».
Aggiunge infine: «La nostra
proposta è limitata a uve e mosti di qualità riconosciuta, derivanti
direttamente da coltivazioni sostenibili di conferitori privati. Non ho alcun
preconcetto nei confronti delle cantine sociali, ma è indubbio che anche le uve
migliori, conferite dai coltivatori più accorti, vengono poi mescolate alla
grande massa di uve caratterizzata da una qualità variegata».
Il mercato del Prosecco, ormai da anni al
centro dell’attenzione, è entrato in un periodo di turbolenza, dovuto al calo della produzione della vendemmia 2017. Come
conseguenza più immediata, i prezzi dell’uva destinata alla produzione del Doc
sono balzati a quotazioni di oltre 1,40 euro al chilo. Non solo, complice l’annata
non felice dal punto di vista meteorologico, in alcune zone produttive la
qualità dell’uva è notevolmente inferiore agli standard degli ultimi 10 anni.
Il paradosso per le cantine è
pertanto di dover pagare un prezzo più alto per una qualità di uve non sempre
all’altezza dello standard e al tempo stesso di non poter scaricare i maggiori
costi sulla clientela e sui consumatori finali, che già a fatica hanno digerito
gli aumenti degli ultimi anni. Gli accordi di filiera, caldeggiati dai Consorzi
di Tutela, non hanno in realtà dato risultati concreti. La scarsità di uva
disponibile, unita all’alta richiesta da parte delle cantine, crea pertanto un
cortocircuito con conseguenze negative per tutti gli operatori economici del
settore.
Ecco allora il rischio che la
qualità di molto Prosecco possa abbassarsi, il che sarebbe molto negativo per
questo prodotto italiano tanto amato nel mondo. Fare Prosecco cattivo vuol dire
sputtanare il prodotto. La decisione si Bottega di pagare anche di più le uve
buone è quindi un atto meritorio a vantaggio del nome del Prosecco nel mondo.
Laureato in Lettere alla “Cattolica” di Milano, ho cominciato durante l’università a scrivere per il quotidiano della mia città, “L’Eco di Bergamo”, al quale – pur essendo oggi in età di pensione – continuo a collaborare sia sul cartaceo che sul sito web. Sono stato addetto stampa di enti pubblici, direttore di Teleorobica, direttore-editore del mensile “Bergamo a Tavola” (1986-1990) poi trasformato in “Lombardia a Tavola” (1990-2002) e poi venduto (oggi vive ancora trasformato in "Italia a Tavola"). Mi sono sempre occupato, oltre che della cronaca bianca della mia città, di enogastronomia e viaggi. Ho collaborato alla Rai-Gr1, vinto premi giornalistici in tutta Italia e scritto qualche libretto, tra cui “La cucina bergamasca – Dizionario enciclopedico” e una Guida dei ristoranti di Bergamo città e provincia. Mi piace l’Italia e tutto quello che di buono e bello sa offrire. Spero, con i miei scritti, di continuare a farla amare da tanti altri lettori. 338.7125981