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Rinnovati i locali e gli arredi, usando semplicità e tecnica, rimangono però ferme le sicure impostazioni della cucina bergamasco-toscana. Nata nel 1963, alla terza generazione con il maitre-sommelier Marco e lo chef Giorgio, la Trattoria Falconi di Ponteranica rappresenta un golfo amico per buongustai ondivaghi in cerca di certezze.
Il rinnovamento ha
interessato soprattutto il dehor, uno spazio sul giardino, grande quanto la
sala principale, che è stato sottoposto a soluzioni tecniche di alta
precisione, per cui la copertura è rigida in inverno ma interamente rimovibile
nella bella stagione per poter cenare vedendo le stelle. I coperti disponibili
quindi, qualunque sia la stagione, aumentano: 75 nella prima sala, 50-60 nel
“giardino d’inverno”, che è attrezzato per divenire anche una sala multimediale
per proiezioni e corsi sul vino e sui distillato (oltre che sommelier Ais,
Marco Falconi è anche presidente della sezione bergamasca dell’Adid,
Associazione Degustatori Distillati). L’aumento dei coperti non spaventa i
fratelli Falconi, abituati a lavorare sodo, supportati da validi collaboratori.
Quello che colpisce adesso
entrando nella sala principale sono le due celle a vista per la conservazione
delle carni e dei formaggi. Carni (solo delle razze autoctone italiane:
chianina, maremmana, romagnola, marchigiana, podolica) che arrivano in tavola
con tanto di certificazione di filiera: la loro morte è “la costata servita con
braciere rovente”, ma ci può stare anche il filetto o un controfiletto, anche
in tartare se piace.
Nota finora come il tempio
della carne buona, dei buoni formaggi (circa 50 diversi) e del buon vino (circa
500 etichette), d’ora in poi, aumentati i coperti e i dipendenti, la qualità
Falconi spazia anche nel pesce: il caciucco alla livornese, il salmone
selvaggio, il polipo alla mediterranea saltato in padella, ravioloni ripieni all’astice. Proposte toscane sono
anche la ribollita alla pisana e la vellutata di fagioli zolfino.
Ogni piatto è valorizzato da
anni di esperienza nella trattoria di famiglia a Ponteranica, nella cui cucina
Giorgio Falconi è cresciuto imparando prima dalla mamma Maria e poi
all’Istituto professionale. Con lui, suo
braccio destro, è Andrea Livio, insieme ad altri due cuochi. Come il fratello
Marco, lo chef cuoco è un motore instancabile: «Facciamo anche pane e grissini,
oltre a dolci e dessert di vario genere. Abbiamo aggiunto anche qualche piatto
vegetariano, così accontentiamo tutti».
Passato il mezzo secolo di
storia, i fratelli Falconi hanno proseguito nel lavoro instancabile di ricerca
e miglioramento che ha portato l’insegna ad imporsi all’attenzione della
clientela e della critica. Vincente il connubio tra la cucina bergamasca, da
sempre patrimonio della famiglia, e quella toscana eletta terra del loro
privilegio gastronomico. Ne è scaturita una proposta d’impronta
tosco-bergamasca di grande effetto, con piatti dai sapori decisi, netti, mai
confusi.
Laureato in Lettere alla “Cattolica” di Milano, ho cominciato durante l’università a scrivere per il quotidiano della mia città, “L’Eco di Bergamo”, al quale – pur essendo oggi in età di pensione – continuo a collaborare sia sul cartaceo che sul sito web. Sono stato addetto stampa di enti pubblici, direttore di Teleorobica, direttore-editore del mensile “Bergamo a Tavola” (1986-1990) poi trasformato in “Lombardia a Tavola” (1990-2002) e poi venduto (oggi vive ancora trasformato in "Italia a Tavola"). Mi sono sempre occupato, oltre che della cronaca bianca della mia città, di enogastronomia e viaggi. Ho collaborato alla Rai-Gr1, vinto premi giornalistici in tutta Italia e scritto qualche libretto, tra cui “La cucina bergamasca – Dizionario enciclopedico” e una Guida dei ristoranti di Bergamo città e provincia. Mi piace l’Italia e tutto quello che di buono e bello sa offrire. Spero, con i miei scritti, di continuare a farla amare da tanti altri lettori. 338.7125981