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Il cane che morde l’uomo non fa notizia, l’uomo che morde il cane sì. Lo
insegnano ai giornalisti neoassunti prima ancora di farli entrare in
redazione. L’ordinario non colpisce, lo straordinario sì. Il Prosecco
offerto come aperitivo di benvenuto nei ristoranti non fa notizia.
L’offrono in tutt’Italia, da Lecce a Poggio a Caiano, da Custoza a Porto
Garibaldi. E’ una moda, un ritornello: “Gradisce un Prosecchino?”.
Invito monotono che alla lunga rende noioso e antipatico il povero
Prosecco che colpe non ha se non quella di essere diventato
esageratamente protagonista, proprio come Carlo Gracco re degli
chefpolpettoni televisivi.
Ad Asolo, splendida cittadina nel reame
del Prosecco, in un ristorante dove si mangia e si beve benissimo, la
Locanda di Nino Baggio, abbiamo trovato l’uomo che morde il cane.
“Gradisce un Durello della Cantina Bellaguardia?”, chiede sorridente
Cristina Baggio, figlia di Nino, cuoco e patron della locanda (nella foto con la moglie Antonietta e la figlia Cristina).
Il ristorante è appena fuori dalla cittadina sulla quale regnò Caterina
Cornaro e volle esservi sepolta Eleonora Duse. Immerso nel verde
(quanto è piacevole pranzare nel fresco giardino) si trova in via
Bassane, sulla strada che a destra va verso Valdobbiadene, a sinistra a
Bassano del Grappa.
La proposta di Cristina ci illumina d'intensa
attesa. Che viene ripagata alla grande. Prima di tutto il Durello
Bellaguardia, cantina di Montecchio Maggiore sui colli vicentini, si
rivela una bollicina originale, fresca, piacevolissima. Conoscevamo
altri eccellenti vini Bellaguardia, ma non questo interessante metodo
classico. L’attesa dei piatti scelti dal menu è rotta da un invitante
(ma pericoloso per l’appetito) cestino con vari tipi di pane fatto in
casa, grissini al carbone vegetale e cracker ai semi di papavero. Il
piccolo entrée di benvenuto è sfizioso e assolutamente originale: Aringa
sciocca su patata prezzemolata e basilico. Ma ecco l’antipasto,
l’eccitante Uovo croccante con vellutata di asparagi verdi, mandorle
tostate, chip di riso venus e violetta mammola. Gioia per gli occhi e il
palato. Cotto a bassa temperatura e dorato con farina di mais, l’uovo
strega il gusto e la fantasia. Davanti a tanta bontà un rapido
ringraziamento mentale va a Cristiana Sparvoli, l'amica e collega della
Tribuna di Treviso che ci ha consigliato di non perdere la cucina di
Nino Baggio. Questo omone cortese, discreto, forse un po' troppo umile
in un mondo, quello dei cuochi, dove lo spettacolo ormai conta più del
saper cucinare e il protagonismo più della conoscenza delle materie
prime e del territorio, interpreta con stile moderno, da gran gourmet,
la cucina della Marca. Bepo Maffioli, l’indimenticato “ghiottone veneto”
che promosse il rinascimento della cucina trevigiana, ne sarebbe
entusiasta.
Baggio valorizza come pochi i prodotti della sua terra
e, primi tra tutti, i presidi Slow Food. La Crema di fagioli Lamon e
gambero rosso è una squisitezza che difficilmente riusciremo a
dimenticare. E quali aggettivi trovare per il Sandwich di quaglia con
formaggio Vezzena, pancetta e caponata di verdure? La Tartare di manzo
razza Burlina? Semplice e grandiosa, la migliore mai mangiata. Superbo
l’Elogio al Tiramisù (qui siamo nella terra dove lo hanno inventato), ma
ottima anche la Millefoglie di crema Chiboust al bergamotto con salsa
di fragole. Vien da chiedersi come mai un ristorante così affascinante
ed elegante (merito di Antonietta, moglie di Nino, che lo arreda e
abbellisce come fosse casa sua), così concreto di sapori e di piatti
entusiasmanti (anche di pesce), non sia ripagato come merita dalle
maggiori guide.
Promosse a pieni voti anche la carta dei vini, ricca
di etichette del territorio, nazionali ed estere, e la caratteristica
cantina che merita una visitina. Sorprendente il conto: 50 euro (senza
vini). Motivo in più per desiderare di tornare al più presto alla
Locanda Baggio, nella bella Asolo. Giorno di chiusura lunedì e martedì a
pranzo. Carte di credito: tutte. Il ristorante non è mai chiuso per
ferie.
Direttore di Golosoecurioso. Giornalista professionista.
Archeogastronomo. È stato caposervizio del giornale L’Arena di
Verona. Ha scritto i libri “Il Bianco di Custoza”; “Il rosto e l’alesso, la
cucina veronese tra l’occupazione francese e quella austriaca”; “Berto Barbarani il poeta di Verona”. Scrive per la rivista nazionale dell'Associazione italiana sommelier "Vitae", per "Il sommelier veneto" e per il quotidiano nazionale La Verità diretto da Maurizio Belpietro. Ha collaborato, con Edoardo
Raspelli, alla Guida l’Espresso. È ispettore della guida "Best gourmet dell'Alpe Adria". Ha vinto i premi Cilento 2006;
Giornalista del Durello 2007; Garda Hills 2008. Nel 2016 ha avuto il prestigioso riconoscimento internazionale Premio Ischia per la narrazione enogastronomica. Nel 2016 ha scritto il libro "Le verdure dimenticate" e nel 2017 "I frutti dimenticati", pubblicati entrambi da Gribaudo. Sempre per Gribaudo ha scritto "Il grande libro delle frittate". In collaborazione con Slow Food ha pubblicato nel 2018 il volumetto sul presidio "Il broccoletto di Custoza".
Indirizzo mail: morello.pecchioli@golosoecurioso.it