IL FUTURISMO A NEW YORK

 NEW YORK, 20 FEB - In principio era Torino e il padre del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti, soprannominato la "Caffeina d'Europa" per il suo spirito adrenalinico. Ma era anche una drogheria, il negozio di coloniali in via San Tommaso dove Luigi Lavazza, che aveva in mente qualcosa di più grande, invento' il concetto di miscela. Il resto e' storia: una storia che si declina a partire da domani fino al primo settembre sulla rampa elicoidale del Guggenheim Museum di New York per la più' complessa mostra sul Futurismo mai realizzata fuori d'Italia di cui Lavazza è stato il grande sponsor.
"Cento anni fa Marinetti parlava di velocità', di treni, di aerei, tutte cose che oggi fanno parte del nostro quotidiano.
Stessa cosa da noi", dice all'ANSA Francesca Lavazza, responsabile del brand dell'azienda di famiglia: "Anche mio nonno e il mio bisnonno partirono da un piccolo negozio, decisero di puntare sul caffe' e sulle sue miscele, e adesso il brand Lavazza è un colosso globale".
Non è la prima volta che il marchio Lavazza, presente in 90 paesi e un fatturato 2012 pari a 1.330,7 miliardi grazie a 17 miliardi di tazzine consumate, collabora con l'arte: i calendari in cui il caffè è la tazzina sono i protagonisti affidati a fotografi famosi a partire da Helmut Newton che ne curò il primo, e poi anche Annie Leibovitz ed Elliott Erwitt per citarne solo alcuni, sono arrivati ormai alla 22/ma edizione, mentre alla Reggia di Venaria Lavazza ha sponsorizzato la mostra sul Genio di Leonardo per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Mai però nulla di paragonabile all'impegno con il Guggenheim che si inserisce un progetto triennale grazie al quale arriverà, tra l'altro, il prossimo anno a New York la mostra di Alberto Burri.
"E' la prima volta che collaboriamo a iniziative così prestigiose. Sono venuti a cercarci e ci siamo lasciati coinvolgere", spiega la Lavazza secondo cui ci sono cosi' tanti punti in comune tra futurismo e l'azienda che era veramente impossibile dire di no: "Lo stesso slancio in avanti, la stessa ricerca di qualità e creatività". Allo stesso tempo "ci piaceva creare questo ponte con gli Stati Uniti e con un museo che ha una base italiana come il Guggenheim a Venezia", usando come punto di partenza una mostra su un movimento "multidisciplinare" che "non fu solo arte, ma anche scultura, oggetti, foto, serate, musica, e anche cucina". Oggi, secondo Francesca Lavazza , ci sono alcuni grandi cuochi che potrebbero incarnare l'ideale futurista: "Penso a Massimo Bottura o a Ferran Adria', con cui nel 2001 abbiamo lavorato all'"Espesso", il primo caffè che si mangia, e che, rigirata la tazzina, non cade sfidando la legge di gravità". Sia Bottura che Adria' sono partner di un processo di ricerca intrapreso da oltre 15 anni da Lavazza per lo sviluppo del prodotto caffè, attraverso attività di coffee design che ne stretchano il concetto: cotto con l'azoto, ridotto in zucchero filato, "un lavoro in libertà, proprio come le Parole in Liberta' di Marinetti".
E ovviamente gli Usa, da dove la catena Starbucks ha portato in tutto il mondo la cultura del caffe' dove si socializza davanti alla tazzina (il modello Giubbe Rosse di Piazza della Repubblica a Firenze che fu la sede fissa dei futuristi fiorentini), per Lavazza è un mercato importante al punto da aver realizzato Keurig Rivo, una versione "drip" ma col gusto dell'espresso, destinato al consumo domestico in Nord America e sviluppato in collaborazione con l'azienda statunitense Green Mountain Coffee Roasters: "Nelle nostre prospettive questo mercato potrebbe essere il nostro secondo dopo l'Italia".