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Un giro in moto in Italia - Parte II - Da Roma a La Spezia

Un giro in moto in Italia - Parte II - Da Roma a La Spezia

La prima tappa del mio viaggio è da Roma a La Spezia, poco più di 400 km che tra una deviazione e l’altra diventano 503, ma una volta partiti le distanze contano relativamente.

 

Parto da Roma – o meglio, da Fonte Nuova, dove vivo – intorno alle 8 di mattina. Quando si viaggia in moto d’estate è sempre meglio approfittare delle ore più fresche della giornata, almeno per gli spostamenti più lunghi, e infatti sarebbe stato meglio partire per le 7. Ma la pigrizia delle ferie cominciate da poco ha avuto inesorabilmente la meglio.

 

Da Roma, una volta imboccata la via Aurelia, è consigliabile concedersi una delle poche deviazioni dalla regola aurea “niente autostrade”: i circa 50 km che separano Torrimpietra da Civitavecchia sarebbero lentissimi, se percorsi lungo la statale, piena di autovelox, paesi e traffico. E allora meglio imboccare l’autostrada Roma-Civitavecchia e uscire a Civitavecchia Nord, per poi proseguire lungo la SS1 (Aurelia) in direzione Grosseto. I primi chilometri, fino a Tarquinia, scorrono con tranquillità. Dalla città degli Etruschi a Grosseto le corsie per senso di marcia diventano due e la circolazione si fa più fluida.

 

La prima sosta è all’Argentario, un mio vecchio pallino. Non è possibile percorrere tutto il periplo del promontorio se non lanciandosi in un tratto sterrato che può non essere la scelta preferita per chi viaggia con la moto carica dal bauletto alle borse laterali. Si può comunque godere di panorami mozzafiato sia dalla parte di Porto Ercole, sia sul lato di Porto Santo Stefano. Con un po’ di tempo in più, le splendide spiagge dell’Argentario, in particolare quella della Feniglia, sono un’ottima scelta per un bagno rapido prima di rimettersi in marcia. Un altro passaggio obbligato è al Convento dei Padri Passionisti, da dove si dominano i tre istmi che collegano l’Argentario al continente: un panorama suggestivo che merita una foto-cartolina, scattata da uno dei numerosissimi ciclisti stranieri (soprattutto tedeschi e olandesi) in vacanza da quelle parti.

Una volta ripartito, torno sulla via Aurelia e mi dirigo verso Grosseto. Lungo la strada sono numerosissimi i cartelli che invitano a svoltare verso località splendide, da Talamone a Castiglione della Pescaia. Purtroppo i chilometri da percorrere sono ancora tanti, e decido di andare dritto, un po’ a malincuore.

Da Grosseto la SS1 diventa una superstrada, con il limite dei 110 km/h che consente di accelerare un po’ il passo e andare più spediti, ma senza perdersi le bellezze dei grandiosi paesaggi intorno. All’ora di pranzo decido di uscire a Venturina, in direzione di Piombino, per fermarmi una mezz’oretta a Populonia, noto centro archeologico e balneare, su consiglio di mio padre. Il Golfo di Baratti è splendido. Se avessi deciso di fermarmi per una notte lungo il percorso, quel tratto di costa sarebbe stato l’ideale: da Punta Ala a Cecina, c’è solo l’imbarazzo della scelta tra le località marittime più belle della Toscana, tra distese di sabbia e rocce a picco sul mare.

 

Volendo arrivare a La Spezia nel pomeriggio, è necessario arrivare nel minor tempo possibile a Pisa, perché da lì i tempi del viaggio saranno molto più lenti e gli ultimi 80 km richiederanno l’attraversamento di numerose città, con relativi semafori e attraversamenti pedonali.

Un passaggio all’interno di Pisa è d’obbligo. Costeggiare l’Arno in moto e poi fermarsi davanti a Campo dei Miracoli sono occasioni giuste per scattare delle belle fotografie e, perché no, concedersi una passeggiata in una delle più belle città della Toscana. Da Pisa si riparte, poi, per Viareggio, Camaiore, Massa e Sarzana. Il mio consiglio, se si vogliono accorciare i tempi, è seguire la via Aurelia passando sulla destra dell’Autostrada A12. Se però si preferisce godersi fino in fondo i grandi paesaggi che la zona offre, il lungomare è la scelta migliore, anche se i turisti che attraversano la strada senza attenzione possono far perdere la testa, soprattutto con qualche centinaio di chilometri già percorsi dalla mattina.

Arrivo a La Spezia, alla fine, dopo un bel giro che mi ha portato lungo tutta la costa tirrenica attraverso boschi che si affacciano sul mare e paesi caratteristici dove varrebbe la pena fermarsi. Il capoluogo ligure, nonché mia città natale dove non ho mai vissuto se non da neonato, offre un vivace movimento di persone nella zona del porto, con bancarelle e stand gastronomici dove si può mangiare un po’ di tutto, con il pesce a farla da padrone, ovviamente.

La cena, tipicamente spezzina, è una felice scoperta di sapori di cui avevo sempre sentito parlare ma che non avevo mai provato. I tre piatti che ho assaggiato sono i panigacci, i testaroli e gli sgabei. I primi due somigliano nell’impasto alla piadina, ma sono cotti in “testi” di terracotta arroventati. I panigacci vengono accompagnati con abbondanti salumi e formaggi (fra cui è d’obbligo chiedere il gorgonzola) e si mangiano caldi. I testaroli hanno uno spessore maggiore e, dopo la cottura nel testo, vengono tuffati in acqua bollente e serviti di solito in tris (conditi rispettivamente con olio e formaggio, pesto, sugo ai funghi). I siti internet elencano varie differenze tra panigacci e testaroli, oltre alla cottura in acqua dei secondi. A detta di chi mi ha gentilmente invitato a cena, una spezzina che conosce bene la sua terra, i testaroli sono spesso i panigacci avanzati che vengono lessati e serviti con vari condimenti. Come dire: qui non si spreca nulla, in omaggio alle antiche abitudini proprie di qualunque parte d’Italia. Gli sgabei ricordano, per forma e preparazione, lo gnocco fritto emiliano: arrivano in tavola caldi per poi essere tagliati a metà e farciti con salumi e formaggi molli, come i panigacci. Una cena del genere è il degno coronamento di una bella giornata di viaggio, nonché il modo per scoprire un po’ di La Spezia attraverso le sue tipicità.

E domani è il giorno delle Cinque Terre, altra eccellenza del territorio italiano.

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Luca Porcella
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Luca Porcella

Luca Porcella

Luca Porcella, nato a La Spezia nel 1989, vive in provincia di Roma da quando aveva un anno. Diplomato al Liceo Classico, si è laureato in International Relations e dal 2013 ha iniziato a lavorare come consulente per il settore pubblico per clienti italiani e internazionali. Da ottobre 2016 vive a Bruxelles, dove ora lavora per la Commissione e assaggia birre di ogni tipo. Appassionato di gastronomia, segue con interesse il mondo del food e ama girare in moto tra le sagre di paese. Disegna, suona, scrive, e si diverte a cucinare, per la felicità di amici e parenti che non esitano ad affidargli le “chiavi” dei fornelli.

La sua specialità è, senza dubbio, l’aglio olio e peperoncino di mezzanotte.

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