Goloso e Curioso
I borghi italiani. Un patrimonio ineguagliabile, una risorsa per la ripresa

I borghi italiani. Un patrimonio ineguagliabile, una risorsa per la ripresa

Pochi altri Stati al mondo possono vantare una varietà e una ricchezza del territorio come l’Italia. Figlia di secoli di campanilismo e frammentazione a livello di piccoli centri di potere, la diversità della nostra terra è un valore inestimabile che si può apprezzare già nei suoi aspetti più semplici e immediati. Non c’è area della Penisola in cui non sia possibile ammirare, in un raggio limitato di chilometri, un gran numero di attrazioni e centri d’interesse storico che meritino una visita di una giornata intera. Non c’è regione che non offra almeno qualche decina di piatti tipici, ognuno con le rispettive rivisitazioni che si sono sviluppate di generazione in generazione. Non c’è paese o cittadina che non abbia una storia tutta sua da raccontare, dal processo alle streghe di Triora (IM) alla leggenda della janara Erbanina di Gioia Sannitica (CE). Le rivalità del passato tra nuclei abitati vicinissimi tra loro, se da un lato hanno causato infinite divisioni e difficoltà d’integrazione, hanno anche avuto il merito di tramandare fino ai nostri giorni un numero incredibile di tradizioni.

 

In particolare i borghi, espressione particolarissima di una vita in comunità risalente ai secoli passati, sono una realtà fondamentale per il territorio italiano. Luoghi dove riscoprire ricette tipiche, godere di panorami senza pari e concedersi una pausa dal mondo immersi nella tranquillità, accolti dalla convivialità degli abitanti. Spesso arroccati su costoni di roccia a picco sulle vallate circostanti, i borghi costituiscono un patrimonio ineguagliabile in termini di memoria storica e opportunità per il futuro. Sì, perché i borghi italiani rappresentano – o, per lo meno, dovrebbero rappresentare – un’importante chance: data l’alta capacità di attrarre turisti, sia nazionali sia stranieri, il loro potenziale dovrebbe essere sfruttato in maniera coerente e completa. Ne parlano Giancarlo Dall’Ara e Francesco Morandi in Il turismo nei borghi, in cui il cosiddetto “marketing territoriale” emerge come una risorsa essenziale nell’ottica dell’economia italiana.

 

È ancora più facile rendersene conto se si considera il particolare momento storico in cui viviamo, con i giovani che faticano come non mai a trovare un lavoro (gli ultimi dati ISTAT parlano di un tasso di disoccupazione giovanile intorno al 40%) e le attese per il futuro che si rivelano sempre meno incoraggianti. Il sostegno al turismo nei borghi richiede l’impiego di valide professionalità: da esperti nella gestione del patrimonio artistico e culturale (restauratori, architetti, artigiani) a promotori turistici; da guide qualificate a studiosi di storia e tradizioni; da event manager a specialisti del web 2.0 e delle dinamiche di mercato. Tutte posizioni che possono essere validamente ricoperte da giovani preparati e, soprattutto, amanti del loro territorio al punto da farne una vera e propria professione.

 

La necessità di formare personale qualificato è confermata dal fatto che l’offerta di Master universitari in management del turismo si sta progressivamente ampliando. Numerose, infatti, sono le competenze richieste a chi intenda impegnarsi nella promozione dei borghi italiani. Occorre ridisegnare i percorsi turistici, al fine di valorizzare i singoli siti inserendoli in itinerari tematici (ad esempio a sfondo gastronomico). C’è bisogno di incrementare la loro visibilità attraverso apposite campagne di web marketing, offrire servizi calibrati sull’utenza e creare reti relazionali con enti e soggetti promotori di eventi sul territorio (pro loco, associazioni culturali, imprenditori, ecc.). Solo con interventi a trecentosessanta gradi è possibile far sentire il turista allo stesso tempo un “cercatore” di luoghi nascosti e un “ospite” a cui è riservata un’adeguata accoglienza. Sono richieste abilità e conoscenze specifiche che non possono essere improvvisate, ma che di certo possono essere supportate dalla passione per la propria terra. Con un appropriato impulso da parte degli enti preposti alle politiche per il turismo, non sembra un’utopia sperare che i borghi possano rappresentare un’opportunità concreta in termini di occupazione: non solo i giovani ringrazierebbero, ma anche, idealmente, tutti quei luoghi che in tal modo verrebbero “riscoperti”, tornando a vivere una nuova giovinezza.

 

Alla cura, alla preservazione e alla valorizzazione dei borghi italiani è dedicata l’attività del club I borghi più belli d’Italia, nato nel 2001. Da allora, numerose attività sono state intraprese al fine di promuovere la conoscenza delle più belle “perle nascoste” in tutto lo Stivale, che sono selezionate secondo criteri molto rigidi e confluiscono, ogni anno, in una Guida che raccoglie la storia, le attrazioni, gli eventi e la cucina di tutti i borghi censiti (sono 217 nell’ultima edizione). Consultare la Guida, anche nella sua versione online, è un ottimo modo per organizzare una domenica fuori porta, un weekend o un’intera vacanza.

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Luca Porcella
I borghi italiani. un patrimonio ineguagliabile, una risorsa per la ripresa

Luca Porcella

Luca Porcella

Luca Porcella, nato a La Spezia nel 1989, vive in provincia di Roma da quando aveva un anno. Diplomato al Liceo Classico, si è laureato in International Relations e dal 2013 ha iniziato a lavorare come consulente per il settore pubblico per clienti italiani e internazionali. Da ottobre 2016 vive a Bruxelles, dove ora lavora per la Commissione e assaggia birre di ogni tipo. Appassionato di gastronomia, segue con interesse il mondo del food e ama girare in moto tra le sagre di paese. Disegna, suona, scrive, e si diverte a cucinare, per la felicità di amici e parenti che non esitano ad affidargli le “chiavi” dei fornelli.

La sua specialità è, senza dubbio, l’aglio olio e peperoncino di mezzanotte.

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